Tuesday, October 2, 2012

Pleasure with style - so sensual, so safe...

Sta facendo parecchio scalpore questo cartellone in shari3 Shaima che pubblicizza preservativi.

Ben vengano pubblicita' dedicate ai contraccettivi, ma in un Paese in cui le elezioni sono state vinte dai Fratelli Musulmani e dove il sesso e' ancora un taboo, non ci si aspettava di imbattersi in un mega-cartellone del genere :)

Spero sia solo l'inizio di una campagna di sensibilizzazione verso il sesso e la protezione contraccettiva dal momento che, secondo l'UNICEP, una stima di 11.000 egiziani hanno contratto l'AIDS. 1,540 i ragazzi tra i 15 ed i 24 anni.

Per ulteriori informazioni: HIV AIDS Egitto



in arabo c'e' scritto: cosi' sensuale, cosi' sicuro...

Thursday, September 6, 2012

Curiosita' linguistiche (3) - Roba bikya! Roba bikya!

Se vivi al Cairo e' molto probabile che la mattina tu venga svegliato dalla gracchiante voce di un rigattiere che a squarciagola urla: "Roba bikya!Roba bikya!"
(video:  Roba Bikya!)

Roba bikya...Roba bikya...
Roba vecchia!Ma e' italiano!Eh gia'!Com'e' possibile?



La famiglia d'Aleo prima di partire per l'Egitto
Gli Italiani d'Egitto sono sempre stati una comunita' consistente tant'e' che, nell'epoca pre-Nasseriana, rappresentavano il terzo gruppo etnico del Paese. 

Durante la Seconda Guerra Mondiale le condizioni economiche e sociali spinsero molti Italiani ad abbandonare la patria alla ricerca di prospettive future migliori. Ci fu una massiccia emigrazione verso l'Egitto che, all'epoca, non partecipando alla guerra possedeva maggiore stabilita'.

L'inizio di una vita nuova in un Paese straniero non e' sempre semplice. Coloro che non avevano una preparazione specialistica dovettero arrangiarsi e alcuni di loro si improvvisarono rigattieri. Lavoro che, in seguito, fu ereditato dagli Egiziani i quali storpiarono leggermente lo "slogan" iniziale. Per cui nel tempo Roba vecchia! divenne Roba bikya! termine con cui viene indicato il mestiere stesso.

Potete immaginare il mio disorientamento quando, durante le mie vacanze in Calabria (giusto qualche giorno dopo il mio rientro), sono stata svegliata dall'urlo sgrazziato di un rigattiere: "Roba vecchia, roba vecchia!".
Per un attimo ho pensato di essere ancora al Cairo, ma non capivo come mai la stanza non fosse quella del mio appartamento.


Il contributo che gli Italiani apportarono all'Egitto dal punto di vista archittetonico, artigianale, industriale e' visibile. A questo proposito suggerisco la visione di questo documentario: The Italians of Egypt - documentary

La famiglia Santoro alle piramidi

Monday, August 6, 2012

Sofa culture in Middle East - un progetto a lungo termine

Sofa culture in Midan Tahrir di fronte al Mogamma


Questo e' un progetto fotografico che intendo portare avanti negli anni avvenire: Sofa culture in Middle East

E' nato tutto un po' per caso. Durante i miei viaggi in Medio Oriente ho sempre notato la presenza dei divani per strada ma non li ho mai considerati parte della cultura ospitante finche' non ho iniziato a fotografarli e.....ora sono diventati la mia ossessione.

Che sia a piedi o in 3rabeyya (qualsiasi cosa a 4 ruote che si muove), ormai, instintivamente scruto tra le viuzze alla ricerca di un nuovo esemplare da fotografare. Appartenenti all'ambiente urbano, non sono semplici elementi d'arredamento: esprimono la natura estroversa degli arabi i quali sono socievoli, accoglienti e..diciamocelo, un po' ficcanaso.

Avendo iniziato questo progetto qui, al Cairo, per ora c'e' solo la sezione Cairo.

Se per favore potete darmi il vostro feedback sul progetto, ve ne sarei molto grata!


Un cane ronfa beatamente su un sofa nella
Citta' dei Morti

Monday, July 30, 2012

Esplorare il Cairo, una foto alla settimana (2) - La Garbage City

Mansheyya Nasr - Garbage City
dove avviene il riciclaggio e lo smaltimento dei rifiuti
del Cairo


Mansheyya Nasr puo' essere considerata una delle aree piu' importanti per il Cairo: e'  laddove avviene il riciclaggio e lo smaltimento dei rifiuti dell'intera megapoli. Gli agenti informali di tale processo sono gli Zabaleen (zibela in egiziano significa spazzatura). 

Agli inizi del 20simo secolo, un gruppo di immigrati, originari da un'oasi chiamata Daklha, si sono stanziata nella periferia del Cairo. Questa comunita': i wayiha (sarebbe a dire gli uomini dell'oasi) si occupavano principalmente della raccolta della spazzatura del Cairo. Questa veniva raccolta, riutilizzata e venduta nuovamente.

Tuttavia, negli anni 30' e 40', apparve un altro gruppo di raccoglitori informali: gli Zabaleen. Quest'ultimi, in maggioranza Cristiani, colpiti dalla crisi economica di quegli anni, decisero di immigrare dall'Egitto meridionale verso il Cairo. Una volta arrivati a destinazione, si stanziarano nell'area di Mansheyya Nasr sulle pendici della collina Mokatam. Inizialmente si limitarono a raccogliere rifiuti organici cosi' da poter sfamare i maiali, i quali erano la loro fonte di sostentamento principale. In un secondo momento, cominciarono ad assumere lo stesso ruolo degli Wahiya.

Fino al 1990, gli Zabaleen si recavano alle singole abitazioni per raccogliere la spazzatura con carretti trainati da asinelli. Ma dal 1990 in poi, i carretti furono vietati e sostituiti da camion mecanizzati voluti principalmente dall'agenzia CCBA (Cairo Cleansing and Beautification Authority). 

Nonostante l'inevitabile processo di modernizzazione e gli ostacoli imposti dalle istituzioni, gli Zabaleen sono stati in grado di sviluppare un sistema molto efficiente per il riciclaggio e smaltimento dei rifiuti.
Molti studi hanno dimostrato che gli Zabaleen sono in grado di recuperare l'80% dei materiali: plastica, rifiuti organici, vetro, metallo, carta, tessuti... Un'ottima percentuale se la si paragona al lavoro svolto dagli agenti formali, pubblici e/o privati, i quali riescono a recuperare solo il 20% dei materiali.

E' innegabile l'importanza di questo quartiere per Om al-Dunya, ma bisogna sottolineare il fatto che gli Zabaleen lavorano in condizioni inadeguate:


  • la maggiorparte delle famiglie raccolgono la spazzatura in casa creando un ambiente malsano,
  • non si fa attenzione al trattamento di sostanza tossiche, industriali o sanitari, pericolose per la salute umana,
  • ed infine, non ci si preoccupa minimanete delle conseguenze ambientali.

Friday, July 20, 2012

Perche' il sesso e' un taboo, ma il viagra....



Perche' il sesso  e' tabu' qui, ma pubblicizzare il viagra assolutamente no.

- Da dove arriva tutta questa "piacevolezza"
- Dalla farmacia, a 10 ghinee

Mi fa morire dalle risate...oooh Cairo. Quante contradizioni.


Cause sex is a taboo here, but advertising viagra is the most normal thing ever.

- Where did all this "pleasantness" come from?
- From the pharmacy with 10 ghinee

It's hilarious...oooh Cairo.So many contradictions.


Sunday, July 15, 2012

Il mio fotoreportage su Shoot 4 Change


Per leggere il fotoreportage sulla vincita di Morsy cliccare qui

Sono molto contenta per l'opportunita' che mi e' stata data, piu' che altro perche' Shoot 4  Change e' un'organizzazione che rispecchia la mia concezione della fotografia.

Per saperne di piu': Shoot 4 change

Per vedere altre foto dell'evento storico: Photoblog Rihla saida: From Egypt to Palestine and back

Saturday, July 14, 2012

Verginity Test by Dania Gharaibeh



You couldn't find the fear you sought in my eyes
So you spread my legs to see if you can find it in my vagina
What did you see in there?
Did you hear the screams of those you tortured?
Did you hear the souls of those you murdered?
Did you see my vagina stare right in your eyes and tell you to go fuck yourself?
Did you see my dream of a better life in its first trimester?
Did you see how resilient it is?
Did you see the sun of a brighter tomorrow shining from it?
I bet you couldn't look right into its bright light!
What did you see in there?
Did you feel it when my pussy curled its lips and spat in your face?
Pushing through the soft tissues and the discharge
Did you take a sneak peak at what's to come your way?
Did it scare you?
Did you see justice in there?
Did you seehow my uterus took the shape of a balanced justice scale with truth on one side and fairness on the other?
Did you honestly think you were humiliating me?
Violating me?
Ohhh you are mistaken my pathetic dear!
There is nothing in the world I wanted more than you to see the rage in me
And there is no better place to see it than deep down where you were looking


Traduzione in italiano:

Non sei riuscito a trovare nei miei occhi la paura che cercavi
Quindi mihai allargato le gambe per vedere se potevi trovarla nella mia vagina
Che cosa ci hai visto la' dentro?
Hai sentito le urla di coloro che hai torturato?
Hai sentito le anime di coloro che hai ucciso?
Hai visto la mia vagina guardarti dritto negli occhi e dirti di andare a farti fottere?
Hai visto il mio sogno di una vita migliore nel suo primo trimestre di gravifanza?
Hai vissto come sa addattarsi?
Hai visto il sole di un domani piu' luminoso brillare da essa?
Scommetto che non potevi guardare dritto dentro la sua luce!
Che cosa ci hai visto la' dentro?
Ti sei accorto quando la mia fica ha chiuso le labbra e ti ha sputato in faccia?
Spingendo attraverso i tessuti molli e le mie secrezioni
Hai dato n'occhiata a quel che ti accadra'?
Ti sei spaventato?
Hai visto la giustizia la' dentro?
Hai notato come il mio utero abbia la forma di una giustizia equilibrata con la verita' su un lato ed l'equita' sull'altro?
Hai davvero pensato di umiliarmi?
Di violarmi?
Ohhh ti sbagli mio caro patetico!
Niente al mondo desideravo di piu' che mostrarti la mia rabbia
E non c'e' posto migliore che vederla che la profondita' in cui tu guardavi

Grazie per la collaborazione, Francesco Puglia :)

Post correlato: I graffiti della rivoluzione egiziana (2): Samira Ibrahim

Friday, July 13, 2012

Words of Women from the Egyptian Revolution | Episodio 1: Rasha Azab



Ci sono i sottotitoli in inglese ed in spagnolo (castigliano).
Words of Women from the Egyptian Revolution e' un documentario che da' voce ad alcune di quelle donne che hanno partecipato alla rivoluzione.


Il documentario non e' ancora terminato ed i realizzatori hanno lanciato un appello di raccolta fondi. Se volete contribuire cliccate su questo link: Words of women from the Egyptian revolution, dove vi vengono anche spiegati i dettagli del progetto.


Nel primo episodio incontriamo Rasha Azab, una donna di 29 anni, attiva politicamente dal 2000. Del suo racconto ci sono diversi passaggi che ho trovato interessanti. Vorrei evidenziarne un paio:

  • Rasha ci spiega come la gente sia convinta che Mubarak abbia "abdicato" in seguito ai 18 giorni di sit-in in Tahrir. Lei sostiene che, in realta', l'evento determinante che ha fatto capitolare il faraone sono state le 48 ore precedenti di scontri non stop. Se non fosse stato per la rivolta iniziata per strada e nei quartieri, la gente non avrebbe occupato Tahrir e la piazza non sarebbe diventata il simbolo della rivoluzione.
    Il fatto che ci siano stati degli scontri tra la polizia e gli egiziani significa che non si e' trattato di un movimento pacifista?Assolutamente no, signifca non "farsi pestare di botte per poi tornare a dormire" come e' stato per 50 anni sotto il regime di Mubarak.  La violenza usata (per di piu' lancio di sassi) e' stata insignificante paragonata a quella di Stato: "Qualsiasi istituzione oppressiva, qualsiasi forma di oppressione che schiaccia, insulta, umilia e tortura il popolo, merita d'essere abbattuto senza ulteriore esitazione."

  • Il risveglio di coscienza non dipende dall livello d'educazione ricevuto o dalla classe sociale a cui si appartiene. Porta come esempio la propria famiglia in cui il padre e la madre sono analfabeti.

  • La rivoluzione non e' avvenuta tramite Facebook o Twitter. Una rivoluzione avviene quando la gente scende per strada ed occupa gli spazi pubblici ribellandosi al sistema. Avviene "quando resiste, muore e si sacrifica per cose che sono importanti nella loro vita.". Il prototipo del rivoluzionario seduto davanti al computer e un'immagine che e' stata difusa dai media occidentali ed internazionali ma che in realta' non ritrae il reale aspetto dell'attivista nella rivoluzione egiziana.

Monday, July 9, 2012

Curiosita' linguistiche (2) - Yussuf Effendi, il commerciante che ha dato il nome ai mandarini



Mercoledi', come consuetudine, dovro' recarmi a Shubra per dare lezioni di inglese ad una giovane madre egiziana: Mona.

Devo dire che l'impatto iniziale con il quartiere non e' stato tra i migliori. E' una zona povera sottoposta, in passato, ad un'urbanizzazione selvaggia malriuscita e che ne mantiene i segni nei palazzi ammassati l'uno sull'altro mai terminati. Puo' anche darsi che in passato fosse un quartiere di famiglie benestanti, ma che con il tempo e' stato succhiato dalla metropoli ed e' finito per appartenere ad una delle tante periferie dimenticate della capitale. 

In una citta' frenetica come il Cairo dove, spesso e volentieri, l'educazione e la pazienza sono caratteristiche  rare, e' proprio in questi quartieri che si possono trovare le eccezione. La famiglia di Mona e' tra le piu' squisite che abbia incontrato. Lui insegnante, lei impiegata aspirano ad una vita migliore per i figli, i quali possegono una curiosita' infinita. Il motivo principale per cui Mona sta imparando l'inglese e proprio per poter aiutare i figli a scuola. Il suo sogno e' di mandarli alla scuola inglese, qui al Cairo. Per ora troppo costosa.

Comunque, oggi mentre preparavo una lista della frutta e della verdura in inglese, mi e' venuta in mente uan curiosita', a mio parere, simpatica.

Tra tutti i nomi di frutta, "Yussuf effendi" (mandarino) e "Guz hind" (cocco) sono i miei preferiti. 
Guz hind significa marito indiano e Yussuf effendi e' un nome di persona.

Yussuf al-Armani, come suggerisce il cognome, era un armeno che aveva iniziato un commercio di mandarini importati dall'isola di Malta. Fu il primo a piantarne i semi nell'orto di Muhammad Ali (khedive' d'Egitto). Il frutto ebbe un tale successo che si diffuse molto velocemente e ben presto fu sopranominato "Yussuf Effendi". "Effendi" e' un titolo di nobilta' turco che si usa come forma di rispetto.


post correlati: curiosita' linguistiche (1) - I venditori di zucchine? Tutti raccomandati!

Se volete visitare il mio fotoblog: Rihla Saida: From Egypt to Palestine and back

Sunday, July 8, 2012

Cinema egiziano (1) - Il Caos di Shahine ( هي فوضي)





Produzione: Egitto 2007
Genere: Drammatico
Durata: 122'
Interpreti: Khaled Saleh, Mena Shalaby, Hala Sedky, Youssel el Cherif

Purtroppo non l'ho trovato con i sottotitoli per cui e' tutto in egiziano.

Heyya Faudi si svolge a Shubra, uno dei quartieri ex cosmopolitani che nel tempo hanno risentito della crisi economica, politica e morale deteriorandosi in aree abbandonate a se stesse. L'intero film e' basato sul contrasto tra i personaggi. Da un lato: Hatem, un poliziotto corrotto che tiene sotto il pugno di ferro l'intero quartiere, assetato di potere abusa della sua posizione per detenere prigionieri senza un'accusa e torturarli, mentre, nel fratempo, rilascia criminali secondo i suoi interessi. Dall'altro:  Nur e Sherif. Lei, una insegnante di inglese proveniente da una famiglia modesta, lui, un brillante ed integerrimo procuratore che cerca di ripristinare ordine e giustizia nella societa' egiziana

Nonostante la semplicita' della trama e i personaggi un po' stereotipati vi sono importanti elementi di critica politica. Il regista si scaglia esplicitamente contro la classe dirigente, i politici ed i militari, i quali, hanno tradito gli ideali panarabi di Nasser ed invece di dirigere il proprio paese, l'hanno impoverito moralmente favorendo l'insorgere del fanatismo religioso.

Shahine, alla fine del film, sembra suggerire che il caos creato dal decadimento morale puo' essere sconfitto solo dal caos prodotto dalla ribellione popolare. Per questo motivo in molti sostengono che questo film anticipi gli eventi della rivoluzione egiziana.

Friday, July 6, 2012

Escalation delle aggressioni sessuali al Cairo


Come ho evidenziato nel mio post: Vivere al Cairo da donna, le molestie verbali e psicologiche sono quotidiane. Negli ultimi mesi i casi di violenza sessuale/molestie sembrano essere aumentati in maniera preoccupante tanto da mobilitare le organizzazioni femministe.

Si tratta di un susseguirsi d'episodi che io iniziero' a riassumere a partire dall´8 giugno, quando, un gruppo di donne si e' dato appuntamento a Tahrir per rompere il silenzio chiedendo a voce unita: la fine delle aggressioni sessuali, la rivendicazione dei propri diritti e  la libera partecipazione alla vita politico-sociale senza discriminazioni di genere.
La necessaria presenza di uomini che fungessero da cordone protettivo e' la prova evidente che la mancanza di rispetto per la figura femminile e' ancora molto diffusa nella societa' egiziana dove la donna non puo' muoversi liberamente negli spazi pubblici senza subire umiliazioni verbali e/o molestie fisiche.


Tuttavia, questa  volta il cordone protettivo non e' stato in grado di reggere il feroce attacco di una folla di oltre 250 uomini, i quali, hanno assalito la manifestazione con bottiglie di vetro, bastoni, coltelli e tasers. Le donne hanno tentato di reagire, ma sono state bloccate mentre mani sconosciute si insinuavano fin sotto i vestiti violando la loro dignita' ed intimita'. La violenza era tale che ad una ragazza sono stati strappati di dosso gli indumenti.
(questo video riprende la manifestazione di quel giorno: Egyptian men and women protest sexual harassment


A mio parere, si e' trattata di una vera e propria spedizione punitiva organizzata. L'obiettivo e' quello di escludere le donne dal cambiamento politico-sociale che sta attraversando il paese inabilitandole a frequentare luoghi quali Tahrir senza la paura di subire violenza fisica e psicologica. 
Una vergogna se si considera il ruolo che hanno svolto le donne durante la rivoluzione. Sono state una componente essenziale. Sono state attiviste, manifestanti, madri che hanno perso i propri figli, martiri, medici e combattenti in prima fila durante gli scontri.... e va riconosciuto loro che hanno ricoperto tutti questi ruoli in una societa' notamente maschilista dove, di sicuro, non sono mancate le difficolta' e le discriminazioni. Nonostante cio', ora viene negato loro il diritto di ricostruire il Paese, il LORO Paese, per il quale hanno lottato e molte hanno dato la vita.

(non se ne parla spesso, ma tra i martiri, ovviamente, ci sono anche donne Lista dei martiri Egiziani)


Questo episodio non e' un'eccezione, e' un modus operandi che si e' ripetuto in diverse occasioni. L'anno scorso, durante la festa internazionale della donna dell'8 marzo, le manifestanti sono state molestate, palpate,derise ed insultate:
"Non siete ancora sposate, andate a trovarvi un marito"
"Questo e' contro l'Islam."
"Tornatevene a casa a lavare vestiti"
sono solo alcuni esempi.
Stesso copione quest'anno per la stessa ricorrenza. Abbiamo subito molestie e diverse volgarita' sono state urlate al nostro passaggio.


Cio' che mi chiedo e' da dove derivi questa paura da parte degli uomini nel permettere alle donne di partecipare attivamente a questa nuova fase, a concedere loro i diritti che le spettano e nel renderle indipendenti anziche' un peso per la societa'. (Confesso che e' una domanda che mi pongo anche rispetto alla nostra di societa'.)

L'apice e' stato raggiunto quando il 24 giugno una giovane giornalista inglese Natasha Smith, a Tahrir durante i festeggiamenti per la vincita di Morsy - il primo presidente egiziano democraticamente eletto, e' stata assalita da una massa di uomini e senza possibilita' di difendersi o fuggire e' stata aggredita sessualmente. Il suo racconto e' agghiacciante: "Please God, please make it stop".

Riprendo solo un passaggio: "Men began to rip off my clothes. I was stripped naked. Their insatiable appetite to hurt me heightened. These men, hundreds of them, had turned from humans to animals. Hundreds of men pulled my limbs apart and threw me around. They were scratching and clenching my breasts and forcing their fingers insied me in every possible way. So many men. All I could see was leering faces, more and more faces sneering and jeering as I was tossed around like fresh meat among starving lions."

Salvata e portata dai medici di Tahrir in una tenda, l'unico stratagemma perche' lei potesse uscire dalla piazza sana e salva e' stato quello di coprirla facendole indossare un niqab. Una volta in ospedale e' stata abbandonata a se stessa.



Una testimonianza che ha scosso tutte noi. Soprattutto chi, per un motivo o per un'altro, e' costretta a frequentare Tahrir e che conosce bene le dinamiche che si possono creare. Poteva essere chiunque di noi.

Personalmente, sono arrivata al limite della sopportazione. Quando cammino per strada faccio fatica a trattenermi dal mettere le mani addosso a chiunque si permetta anche solo di guardarmi in maniera libidinosa. E l'escalation di aggressioni di quest'ultimo periodo, di certo, non aiuta. Se sono esasperata io, posso solo immaginare le donne che sono costrette a vivere in una societa' come questa. 

Motivo per cui, oggi, sono andata all'ennesima manifestazione contro le molestie sessuali con la speranza che, una volta tanto, si trattasse di una vera e propria marcia e non di una passeggiata. Purtroppo, le mie aspettative sono state deluse. 

Liberta' e giustizia per le donne e gli uomini.
Ci saranno state 12 donne di numero, tra cui, piu' o meno, 4 Egiziane (c'e' chi ha sostenuto che non fosse importante il numero di Egiziane presenti alla protesta, io invece sostengo sia importantissimo. E' vero siamo tutte donne, ma questo e' il LORO Paese e sono i LORO diritti. Dov'erano le Egiziane? Perche' non era li' con tutte noi che, alla fine dei conti, prima o poi, torniamo in patria e non siamo costrette a subire tutto cio' ancora a lungo. Dov'erano?). Insomma, una tristezza indescrivibile. Erano di piu' gli uomini, atleti d'arti marziali che si erano offerti di prestarsi come cordone protettivo per l'occasione, che le manifestanti.





Io sono come tua sorella
C'e' da dire che ho apprezzato la presenza di quelle poche donne che hanno fatto lo sforzo di esporsi e che armate di pistole ad acqua riempite di vernice colorata per marchiare eventuali molestatori, di cartelli e bastoni, da piazza Talat al Harb si sono dirette a piazza Tahrir. Anche se...confesso che ho fatto fatica a trattenere le risate quando l'organizzatrice, appena prima di iniziare la marcia, ha concluso il discorso con: "Forza riprendiamoci la piazza". 
12 donne, non sono abbastanza per far cio'. Non e' questione di cinismo, ma di realismo.







La ragazza egiziana che ha preso la parola.
Sicuramente non hanno fatto la differenza, ma almeno hanno distribuito volantini ed una volta arrivate in piazza si sono allineate con i cartelloni ben in vista tentando di intavolare una discussione con gli uomini li' persenti (tenuti a distanza adeguata dal cordone protettivo). Una ragazza egiziana, dal viso molto espressivo e dai riccioli ribelli, ha preso la parola e  ha posto loro diverse domande: se trovassero giusto che le donne venissero molestate per strada, se si sentissero autorizzati a far cio' per come sono vestite e come si sentono quando sono le loro sorelle o madri a subire tali molestie. Sono stati molti gli uomini che durante la discussione si sono schierati con le ragazze sostenendo la causa, ma mentirei se dicessi che non ci sono stati episodi di molestie.


Non siamo state attaccate questa volta, alhamdulillah. Ma la mia amica non ha fatto in tempo ad allontanarsi dal gruppo che dei ragazzini hanno iniziato ad urlarle: "Fuck me, fuck me, fuck me".

E prima che la marcia partisse, in un slancio di ottimismo mi sono rivolta ad Ester:

"Per quanto deludente, ci sono tanti uomini che stanno partecipando, piu' di quanto mi aspettassi, e' positivo..."

"Si', uno ti ha appena squadrato il culo."

Un infiltrato che vista la moltitudine di donne, non ha perso occasione per dare un'occhiata. Letteralmente.


Interessante articolo, letto subito dopo la pubblicazione di questo post (neanche a farlo apposta): Sexual harassment rises in Egypt's Tahrir



Monday, July 2, 2012

Esplorare il Cairo, una foto alla settimana (1) - Masjid al-Rifai

La moschea al-Rifai.
tra il suq di Khan Khalili e la Cittadella (al-Al3a)

Adoro fotografare, e' una passione ed un bisogno.
Ogni settimana scelgo un quartiere del Cairo e vago cercando di catturare l'anima di Om al-Dunya.
Non tutte le foto sono presenti sul mio fotoblog: Rihla Saida: from Egypt to Palestine and back. Ho quindi pensato di creare questa nuova rubrica in modo tale da farvi scoprire il Cairo assieme a me.

Se avete critiche o consigli, siete i benvenuti :)

post correlati: Esplorare il Cairo, una foto alla settimana (2) - La Garbage City

I graffiti nella rivoluzione egiziana (2) - Samira Ibrahim, la forza di denunciare la pratica dei test di verginita'



Ritratto di Samira Ibrahim - Non sareste in grado di spezzarm

Figlia di una cultura dove gli abusi sulle donne vengono taciuti per paura, vergogna o semplicemente per mancaza di strutture specializzate, Samira Ibrahim ha avuto il coraggio di ribellarsi, di rompere quel silenzio e di sfidare apertamente lo SCAF denunciando i "test di verginita'" forzati praticati in prigione.

Samira, 25 anni, il 9 marzo 2011 viene prelevata da Piazza Tahrir ed arrestata con l'accusa di possedere molotov, d'atti vandalici e di non aver rispettato il coprifuoco. Durante quei 5 giorni di detenzione, Samira ed altre donne sono state picchiate, torturate con scariche elettriche e sottoposte ad umiliazioni fisiche e verbali: "Mi sono sentita stuprata, mentre ci sputavano addosso e ci trattavano come prostitute, i soldati ci accusavano di essere la rovina e la vergogna del nostro paese.", terminate con il "test di verginita'".

Un giorno fu chiesto alle donne di formare due file distinte: vergini e non vergini. Samira rientrava tra le non vergini. Quest'ultime furono portate in una stanza dove furono sottoposte al "test di verginita'" dal "dottore" Ahmed Adel, circondate da soldati che registravano l'accaduto con il loro cellulare.

Il ritratto di Samira Ibrahim che sovrasta l'esercito
e la cui faccia rimanda al dottore  Ahmed Adel
Come spiega con le lacrime agli occhi nel seguente video: Intervista a Samira Ibrahim (in arabo), "era solo un modo per umiliarci, per annientarci definitivamente dopo le ore di torture che avevamo subito."


In seguito alla decisione di denunciare lo SCAF, grazie al sostegno del padre, attivista politico ancor prima dello scoppio della primavera araba Samira ha ricevuto diverse minacce, anche di morte. Infatti le fu detto che avrebbe fatto la stessa fine di Khaled Said (I graffiti nella rivoluzione egiziana - Khaled Said)


Purtroppo questa storia non ha un lieto fine. Il 13 marzo 2012, ad un anno dalla sua detenzione, il dottore Ahmed Adel e' stato assolto, dato evidente di corruzione. Samira alla lettura della sentenza non e' riuscita a trattenere le lacrime, commentando in seguito su Twitter che ad essere stato violato e' stato l'onore dell'Egitto e che finche' potra' difendera' i diritti del popolo egiziano.

Thursday, June 28, 2012

Il fenomeno delle creme schiarenti

Sono in partenza. 
Tra un paio di ore affrontero' un viaggio di 8/9 ore in autobus per raggiungere Dahab, una localita' sul Mar Rosso. 

Dopo aver sbattuto al muro un tizio che mi ha toccato il culo, mi sono resa conto che sono arrivata al limite della sopportazione e che una pausa dal Cairo, dalle molestie e dal caldo soffocante mi avrebbe fatto null'altro che bene.

Oggi, sono andata al supermercato e sulle lista delle cose da comprare c'era, ovviamente, anche l'abbronzante. Obiettivo di questo fine settimana, oltre a rilassarmi, e' tornare al Cairo color cioccolato. 

Arrivata nel reparto cosemtica, non vi era molta scelta. Come a voler rispondere alla mia perplessita' per la scarsita' di abbrozzanti/creme solari a disposizione sullo scaffale, una donna con il niqab mi si avvicina e chiede:

"Scusa, sai quale sia la crema per schiarire la pelle?"

"No, mi dispiace!" mentre guardo tra i prodotti nel tentativo di aiutarla.

"Non lo sai?Sei bianca!"

Deve avermi scelto per quello. Mi aveva palesemente scambiato per Egiziana ed il fatto che fossi "bianca" deve averle suggerito (non so con quale logica) che io usassi la crema.

(vorrei sottolineare che non sono neanche cosi' chiara di pelle :/ )

"Si', ma sono anche Italiana" le rispondo sorridendo. Mi ero perfettamente resa conto che la mia risposta non aveva senso. Che fossi italiana non era una spiegazione del perche' potessi avere la pelle chiara, ma sapevo bene che lei l'avrebbe percepita come una delucidazione.

Dagli occhi presumo mi abbia sorriso anche lei e lasciatomi all'inutile ricerca di un abbronzante si e' rivolta ad una donna che sembrava saperne piu' di me. 
(non che fosse difficile)
Due donne al reparto cosmetica con due culture diverse, due esigenze diverse e due canoni di bellezza opposti. Sinceramente, al momento, ho trovato l'episodio divertente.




Sapevo di questo fenomeno nei Paesi arabi, ma una volta tornata a casa ho fatto una piccola ricerca, cosi', per curiosita' e....


Sono arrivata alla conclusione che l'approccio con cui queste creme o saponi in grado di schiarire la pelle vengono proposti al pubblico e' molto aggressivo, a tratti razzista e basato su una visione di bellezza eurocentrica.

La pubblicita' di Fair and Lovely, la marca piu' diffusa in Medio Oriente, mostra una ragazzina che dopo essersi laureata sogna di diventare una giornalista. La sua aspirazione, pero', e' ostacolata dal colore della sua pelle. E' troppo scura. Tutto cambia quando scopre Fair and Lovely. Grazie ad una pelle piu' chiara ottiene il successo.

Si potrebbe discuttere sul fatto che qualsiasi pubblicita' ha come intento quello di vendere e le aziende sono disposte a tutto affinche' cio' avvenga, ma credo che ci dev'essere un limite di decenza.
Che la pelle chiara sia sempre stata apprezzata nel mondo arabo e' vero. Non dipende completamente dalla globalizzazione o dall'influenza dei parametri occidentali. Se si aveva la pelle scura era perche' si lavorava presumibilmente nei campi, sotto il sole, attivita' che non si addiceva ad una donna di un certo rango. Motivo per cui, avere la pelle chiara e' sempre stata una caratteristica apprezzata da entrambi i sessi.
Ma qui, non e' piu' una questione che dipende dai diversi canoni di bellezza. Cio' che questa pubblicita' sta suggerendo e' che non avrai successo, felicita' e soldi nella vita a meno che tu sia bianca. Un'idea molto piu' pericolosa e appartenente ad una logica colonialista che mai mi sarei aspettata di vedere proiettata su uno schermo qui in Egitto.

Inoltre, trovo preoccupante che, ancora una volta, le donne invece di reagire ad una tale strumentalizzazione si siano adeguate. Secondo i dati, negli ultimi anni l'uso di queste creme in Egitto e' aumentato vertiginosamente.
Non fraintendetemi, non sto sostenendo che l'incapacita' di reagire sia solo delle donne egiziane o arabe. Parliamoci chiaro, le donne occidentali sono influenzate allo stesso modo e spesso anche loro non si rendono conto di come il nostro corpo sia sfruttato e calpestato da canoni di bellezza assurdi.

Ma cio' che mi ha colpito maggiormente di questa strumentalizzazione e' come venga confezionata l'idea secondo la quale se hai la pelle chiara hai le porte del successo spalancate; se invece accetti il fatto che essendo araba puoi avere la pelle un po' piu' scura degli occidentali ( o l'immagine stereotipata che si ha di loro), allora sei sfigata e non ti realizzerai mai nella vita.


Sunday, June 24, 2012

Morsy, il nuovo presidente egiziano

Gli Egiziani attendano con ansia l'annunciazione
del nuovo presidente egiziano.
L'annunciazione doveva avvenire alle 3, ma molti Egiziani
si erano gia' raggruppati a Tahrir ore prima rimanendo ore sotto il sole
La tensione sale. Finl all'ultimo si e' temuto che Shafiq potesse vincere.
Cio' avrebbe significato la sconfitta della rivoluzione.
Pochi minuti prima dell'annunciazione...
La felicita' per la vincita di Morsy, il primo presidente egiziano
democraticamente eletto 
Molte donne erano in piazza per partecipare alle celebrazioni
Abbracci e lacrime di felicita'.
Molte donne hanno partecipato attivamente alle celebrazioni



 Il primo presidente egiziano democraticamente eletto: Mohamad Morsy





Saturday, June 23, 2012

Tahrir vs SCAF, ancora una volta


La Commissione Elettorale ha rimandato l'annunciazione dei risultati delle elezioni presidenziali tenendo l'Egitto con il fiato sospeso. In realta', nonostante la confusione degli ultimi giorni, e' evidente che il vincitore sia Morsy.









Tuttavia nelle ultime ore sui social network si e' diffusa la notizia secondo la quale domenica Shafiq verra' dichiarato il nuovo presidente egiziano. Il che chiuderebbe il cerchio e confermerebbe il tentativo, ben riuscito, di colpo di Stato da parte dello SCAF. Quest'ultimi hanno tutto l'interesse di stabilire nuovamente l'ordine pre-esistente e Shafiq rappresenta il candidato ottimale dal momento che fin da subito ha sostenuto di ispirarsi al regime di Mubarak.






Se questo scenario dovesse realmente materializzarsi, molti parlando di una possibile seconda rivoluzione.


Per vedere le altre foto visitare: photoblog Rihla saida: from Egypt to Palestine and back

Wednesday, June 20, 2012

Guida su come ordinare un caffe' al Cairo


Ci sono tante cose che accomunano noi Italiani agli Egiziani e non c'e' da meravigliarsi. Dopottutto, apparteniamo a sponde diverse dello stesso mare. Tra queste caratteristiche c'e' l'amore per il caffe'. 
Se noi la mattina ordiniamo: "un'espresso!", "un caffe' macchiato!", "un caffe' ristretto in tazza grande macchiato freddo!" oppure "caffe' lungo in tazza grande con latte freddo a parte!" Raggiungendo livelli di combinazioni inimmaginabili. Gli egiziani invece si affidano ad altre categorie.

Ma prima credo sia interessante partire dell'etimologia della parola e ripercorrere la sua storia e di come e' giunto in Italia ed in Egitto.

Etimologia: 
la parola caffe' proviene dal termine turco kahve che a sua volta e' stata presa in presito da qahwa in arabo.


Storia (versione bigino):
Le prima testimonianze dell'uso del caffe', intesa come bevanda, risalgono alla meta' del 15imo sec. Sembrerebbe, infatti, che nei monasteri sufi (mistici islamici).in Yemen se ne facesse consumo fondamentalmente per rimanere svegli durante le loro veglie notturne. Come scrive Abd al-Qahir al-Jaziri, lo sheikh Jamal al-Din al-Dhabhani si era reso conto che le proprieta' del caffe' allontanavano la fatica e la sonnolenza apportando vitalita' e vigore al corpo.

Inizialmente i chicchi di caffe' furono esportati dall'Etiopia allo Yemen dove nacquero diverse coltivazioni. Da Mokha (citta' di porto yemenita) il caffe' si diffuse prima in Egitto poi in Nord Africa e nel 16simo sec. in Medio Oriente, Persia e Turchia.

Il primo a portare i chicchi di caffe' in Europa fu l'esploratore Marco Polo, il quale, in viaggio per il Medio Oriente, decise di fermarsi brevemente a Sur in Libano. Li', incontro' un mercante yemenita proveniente da Mokha che gli vendette dei chicchi di caffe' che sarebbero arrivati prima in Italia e poi in tutta Europa.

Piccola osservazione: facile capire perche' chiamiamo la macchinetta del caffe' moka


La cultura del caffe' in Egitto:

Il termine ahwa, come detto precedentemente, significa caffe' ma indica anche il luogo: caffetteria. Tuttavia, a volte, viene usato anche per definire bar/pub come nel caso dell'ahwa Horreya in Bab el Luk.

Gli ahwa sono molto diffusi e rappresentano un luogo di svago e di ritrovo, aperto fino ad ore tarde, dove e' possibile socializzare, fumare la shisha, giocare a domino od a tawla (backgammon).



Quando si ordina il caffe' (ahwa turki) bisogna specificare sempre quanto zucchero si vuole:


  • ahwa seda ( قهوة سادة) e' senza zucchero
  • ahwa alri7a (قهوة الريحة) e' con poco zucchero, magari giusto un cucchiaino
  • ahwa mazbut (قهوة مظبوط) e' una via di mezzo, quindi due cucchiaini piu' o meno
  • ahwa zieda (قهوة زيادة) con molto zucchero


io comunque suggerisco di specificare quanti cucchiaini si vuole o chiedere di portere lo zucchero a parte in quanto il loro concetto di tanto e poco e' molto diverso dal nostro. Tendono a zuccherare molto sia il caffe' che (soprattutto) il te'.

Una curiosita' culturale: quando gli egiziani devono affrontare una tragedia od un dispiacere solitamente bevono il caffe' rigorosamente senza zucchero proprio per sottolineare il momento di lutto.
Quindi, per esempio, durante la veglia di un funerale e' buona usanza bere l'ahwa seda.



Ben presto aggiungero' delle foto di ahwa in giro per il Cairo!

alla prossima!

se volete dare un'occhiata alle mie foto: Photoblog: from Egypt to Palestine and back

Friday, June 15, 2012

I graffiti nella rivoluzione egiziana (1) - Khaled Said

Murales dietro il Mogamma.
Khaled Said e' la figura sulla destra.
C'e' scritto: Khaled Said, martire del sistema.
Da quando il seme della Primavera Araba ha dato vita alla rivoluzione del 25 gennaio, l'Egitto ha assistito ad una fioritura dell'arte in tutte le sue sfaccettature: la fotografia, la musica, il teatro, la pittura....
Credo che l'arte sia una delle forme di resistenza piu' potenti ed uno dei mezzi piu' pericolosi nella proliferazione di idee rivoluzionarie. Ed e' in questo contesto di rinascimento artistico che i graffiti hanno assunto un ruolo fondamentale nella narrazione della ribellione di questo popolo.

Per questo motivo ho deciso di scegliere tra quelli piu' significativi e spiegare le storie che vi sono dietro a questi visi, slogan e figure che decorano la capitale.

Non potevo non iniziare dal blogger Khaled Said, primo martire e scintilla della rivoluzione egiziana.






Murales dedicato a Khaled Said
Khaled Said aveva 28 anni quando il 6 giugno 2010 dei poliziotti in borghese l'hanno prelevato da un internet cafe', l'hanno trascinato per strada e, nonostante le suppliche di smettere, l'hanno massacrato di botte, finche' sfigurato, non ha smesso di respirare. Il suo corpo esamine e' stato scaricato di fronte a quello stesso internet caffe'. Il motivo di tale trattamento era dovuto al fatto che Khaled era entrato in possesso di video che mostravano la violenza perpetuata dalla polizia sui prigionieri, brutalmente torturati.  Il giovane alessandrino, spinto da un forte senso di giustizia, pubblico' i video su internet.

Ci fu un iniziale tentativo di insabbiare l'omicidio dichiarando che Khaled fosse morto per asfissia dopo aver ingoiato un pacchetto di marjuana per sfuggire all'arresto. Ma, fortunatamente, diverse organizzazioni dei diritti umani hanno respinto il rapporto affermando che si trattava di un altro escamotage pro-regime.

La reazione della societa' civile non tardo' ad arrivare. Ci furono manifestazioni, proteste e nel giro di poche ore dalla notizia si formarono diversi gruppi facebook tra cui: We are all Khaled Said.




Il viso di Khaled Said, simbolo dello scoppio della rivoluzione.
La scritta: Scendi (per strada), perche' i martiri ti guardano
La sua morte ha scoperchiato questioni molto importanti che fino ad allora non erano state realmente state discusse in maniera critica. Prima di tutto l'uso della tortura dell'ex-regime Mubarak, ed in secondo luogo le leggi d'emergenza in vigore sin dall'assassinio di Sadat (1981). Queste leggi permettono l'arresto e la detenzione di cittadini senza il giusto processo previsto dal codice penale e dando spazio ad indicibile abusi di potere.






Alcune foto della manifestazione tenuta l'anno scorso, davanti al Ministero degli Interni, contro la tortura ed in ricordo di Khaled Said.




Se volete vedere altre foto del Cairo, date un'occhiata al mio fotoblog: Rihla saida, photoblog from Egypt to Palestine and back

post correlato: I graffiti della rivoluzione egiziana (2): Samira Ibrahim

Wednesday, June 13, 2012

Curiosita' linguistiche (1) - I venditori di zucchine?Tutti raccomandati!

Ieri ho scoperto come dire "favoritismo" o "raccomandazione" in egiziano: KOSA  (  كسا )

Kosa significa anche zucchine in egiziano. Ho trovato l'accostamento alquanto bizzarro, motivo per cui ho chiesto spiegazioni al mio insegnante e la risposta mi ha divertita parecchio.

A quanto pare in passato bisognava pagare per poter entrare al suq. Cosi', ogni mattina, si formavano file chilometriche di venditori che aspettavano il proprio turno. Gli unici che potevano saltare la fila per accedere direttamente al mercato erano i venditori di zucchine in quanto, ad aspettare sotto il sole rovente, rischiavano che la propria merce (le zucchine) andasse a male.

Da questo episodio, quando si vuole indicare un favoritismo od una raccomandazione si usa il termine zucchina.

Se si vuole dire: Lui ha avuto una raccomandazione --> Hwa kan 3ndo kosa

Adoro questi aneddoti, veri o non veri che siano.


Post correlati: Curiosita' linguistiche (2) - Yussuf Effendi, il commerciante che ha dato il nome ai mandarini


Se volete vedere le foto del mio fotoblog: Rihla Saida: From Egypt to Palestine and back

Monday, June 11, 2012

Pubblicita' xenofoba sulla TV di stato egiziana


Purtroppo, causa connessione troppo lenta, non ho potuto carica il video direttamente sul post ma potete visionare la pubblicita' xenofoba apparsa su Nile Tv cliccando sul seguente link:



Trascrizione del dialogo:

Narratore: Fin dall'inizio, sa perche' e' li e qual'e' il suo obiettivo. Non fara' fatica ad entrare in confidenza con le persone del posto. E noi, siamo i padroni della generosita'.

Straniero (ovvero la spia): Mi piacete molto ragazzi.

Narratore: Si insinuera' nei vostri cuori come se foste amici da sempre.

Ragazza: Nella metro ho sentito di persone che stanno escogitando qualcosa contro l'esercito.

Narratore: Carpira' informazioni importanti ottenute senza troppa fatica.

Ragazza: Stiamo attraversando una crisi del carburante.

Ragazzo: Stiamo attraversando una crisi dei trasporti, i prezzi sono saliti alle stelle.

Spia: Di chi vi state lamentando?

Ragazzo: Del nostro ministero....

Narratore: Perche' volete aprirgli il cuore del Paese?

"Spia": Really? (veramente)

Narratore: Non rilassatevi aprendo il vostro cuore a chiunque incontrate, soprattutto quando non sapete chi e' e cosa nasconde. Riflettete attentamente prima di parlare. 
Ogni parola ha un prezzo. Una parola puo' salvare una nazione.



Non e' un caso se una pubblicita' del genere (lanciata dal Ministero degli Affari Esteri), che incita alla xenophobia ed alla paranoia, sia comparsa proprio ora. Come non e' un caso se a poche settimane dalle elezioni ed il processo a Mubarak ha cominciato, misteriosamente, a scarseggiare il carburante causando infinte code alle stazioni di servizio. 
Mi pare abbastanza evidente che "qualcuno" stia giocando con la pazienza degli Egiziani portandoli all'esasperazione.

Attualmente ci troviamo in un periodo molto delicato, di transito. In seguito ai deludenti risultati elettorali ed alla ridicola sentenza data a Mubarak & co., la tensione al Cairo e' aumentata sensibilmente. Tahrir e' tornata a popolarsi ed il sentimento generale e' di rabbia. Ad un anno e passa dallo scoppio della rivoluzione egiziana del 25 gennaio 2011 nulla sembra essere cambiato e ci si chiede se il sangue versato dai martiri e' valso a nulla.

Le elezioni, per la maggiorparte degli Egiziani, rappresentavano un momento storico che avrebbe segnato il cambiamento in un Paese che ha dovuto subire una dittatura trentennale. Cosi' non e' stato. Si e' invece presentato il peggiore dei scenari. Morsi (dei Fratelli Musulmani) vs. Shafiq (un ministro del regime Mubarak).

Nel caso in cui Shafiq dovesse vincere, molti parlano di una seconda rivoluzione. Gli Egiziani, coloro hanno creduto nella rivoluzione, non accetteranno la vincita di un "fulul", cioe' di un appartenente dell'ex-regime, il quale non rappresenterebbe nient'altro che la continuazione del vecchio sistema. Tuttavia sono molti coloro che sono stanchi di questa instabilita' e accetteranno il ritorno di un potenziale dittatore pur di avere l'illusione di avere un governo pronto a tutelarli. 

In una situazione tesa come questa non potevano mancare i capri espiatori utili a distogliere l'attenzione dalle reali minacce che attanagliano il Paese. I capi espiatori, in questo caso, siamo noi: gli stranieri.

E' un sensazione strana essere considerata tale. Mi sono resa conto per la prima volta che, qui in Egitto,da straniera , donna e (diciamo) "cristiana" appartengo ad una minoranza. Sono una minoranza. E come succede spesso, in periodi di transito, il modo migliore per controllare le menti delle persone e' spargere la diffidenza verso il diverso/verso le minoranze.



Sinceramente, la prima volta che ho visto questo annuncio ho riso all'impazzata.

Ecco che lo straniero (aka la spia) entra nel locale. Strizzando gli occhi e scruttando il locale con un sorriso sornione stampato in faccia individua le vittime e si siede al loro tavolo. La ragazza, in effetti, si fa scappare un'informazione della massima importanza: scarseggia il carburante in citta'. Belin, certo che queste spie sono davvero ricoglionite se non si accorgono delle file chilometriche che si sono create nelle ultime settimane ed hanno bisogno di estorcere la notizia dai locali. Dove e' finito il loro spirito d'osservazione?
L'apoteosi  del ridicolo arriva quando la spia dice: "Really?" con un penosissimo accento inglese. Se quello era un tentativo di rendere la scena piu' credibile, non ci siete riusciti. E' quello il particolare che mi deve far credere che si tratti di una spia americana o israeliana?
Questa volta lo dico io: Really?!!!!!! 

Tuttavia mi rendo conto di quanto siano i pericolosi gli effetti di una trovata del genere. Soprattutto in un contesto dove gia' regna una diffusa paranoia verso spie mascherate da stranieri/turisti.



Da oggi in poi anch'io comincero' a guardare con sospetto chiunque mi si avvicini. Non lascero' che si insinuino nel mio cuore. Faro' ben attenzione.

Ricordatevi: una parola puo' salvare una nazione.

(ahahahahaahahaahha)



Qui troverete il racconto di due episodi in cui sono stata accusata d'essere una spia: