Friday, July 6, 2012

Escalation delle aggressioni sessuali al Cairo


Come ho evidenziato nel mio post: Vivere al Cairo da donna, le molestie verbali e psicologiche sono quotidiane. Negli ultimi mesi i casi di violenza sessuale/molestie sembrano essere aumentati in maniera preoccupante tanto da mobilitare le organizzazioni femministe.

Si tratta di un susseguirsi d'episodi che io iniziero' a riassumere a partire dall´8 giugno, quando, un gruppo di donne si e' dato appuntamento a Tahrir per rompere il silenzio chiedendo a voce unita: la fine delle aggressioni sessuali, la rivendicazione dei propri diritti e  la libera partecipazione alla vita politico-sociale senza discriminazioni di genere.
La necessaria presenza di uomini che fungessero da cordone protettivo e' la prova evidente che la mancanza di rispetto per la figura femminile e' ancora molto diffusa nella societa' egiziana dove la donna non puo' muoversi liberamente negli spazi pubblici senza subire umiliazioni verbali e/o molestie fisiche.


Tuttavia, questa  volta il cordone protettivo non e' stato in grado di reggere il feroce attacco di una folla di oltre 250 uomini, i quali, hanno assalito la manifestazione con bottiglie di vetro, bastoni, coltelli e tasers. Le donne hanno tentato di reagire, ma sono state bloccate mentre mani sconosciute si insinuavano fin sotto i vestiti violando la loro dignita' ed intimita'. La violenza era tale che ad una ragazza sono stati strappati di dosso gli indumenti.
(questo video riprende la manifestazione di quel giorno: Egyptian men and women protest sexual harassment


A mio parere, si e' trattata di una vera e propria spedizione punitiva organizzata. L'obiettivo e' quello di escludere le donne dal cambiamento politico-sociale che sta attraversando il paese inabilitandole a frequentare luoghi quali Tahrir senza la paura di subire violenza fisica e psicologica. 
Una vergogna se si considera il ruolo che hanno svolto le donne durante la rivoluzione. Sono state una componente essenziale. Sono state attiviste, manifestanti, madri che hanno perso i propri figli, martiri, medici e combattenti in prima fila durante gli scontri.... e va riconosciuto loro che hanno ricoperto tutti questi ruoli in una societa' notamente maschilista dove, di sicuro, non sono mancate le difficolta' e le discriminazioni. Nonostante cio', ora viene negato loro il diritto di ricostruire il Paese, il LORO Paese, per il quale hanno lottato e molte hanno dato la vita.

(non se ne parla spesso, ma tra i martiri, ovviamente, ci sono anche donne Lista dei martiri Egiziani)


Questo episodio non e' un'eccezione, e' un modus operandi che si e' ripetuto in diverse occasioni. L'anno scorso, durante la festa internazionale della donna dell'8 marzo, le manifestanti sono state molestate, palpate,derise ed insultate:
"Non siete ancora sposate, andate a trovarvi un marito"
"Questo e' contro l'Islam."
"Tornatevene a casa a lavare vestiti"
sono solo alcuni esempi.
Stesso copione quest'anno per la stessa ricorrenza. Abbiamo subito molestie e diverse volgarita' sono state urlate al nostro passaggio.


Cio' che mi chiedo e' da dove derivi questa paura da parte degli uomini nel permettere alle donne di partecipare attivamente a questa nuova fase, a concedere loro i diritti che le spettano e nel renderle indipendenti anziche' un peso per la societa'. (Confesso che e' una domanda che mi pongo anche rispetto alla nostra di societa'.)

L'apice e' stato raggiunto quando il 24 giugno una giovane giornalista inglese Natasha Smith, a Tahrir durante i festeggiamenti per la vincita di Morsy - il primo presidente egiziano democraticamente eletto, e' stata assalita da una massa di uomini e senza possibilita' di difendersi o fuggire e' stata aggredita sessualmente. Il suo racconto e' agghiacciante: "Please God, please make it stop".

Riprendo solo un passaggio: "Men began to rip off my clothes. I was stripped naked. Their insatiable appetite to hurt me heightened. These men, hundreds of them, had turned from humans to animals. Hundreds of men pulled my limbs apart and threw me around. They were scratching and clenching my breasts and forcing their fingers insied me in every possible way. So many men. All I could see was leering faces, more and more faces sneering and jeering as I was tossed around like fresh meat among starving lions."

Salvata e portata dai medici di Tahrir in una tenda, l'unico stratagemma perche' lei potesse uscire dalla piazza sana e salva e' stato quello di coprirla facendole indossare un niqab. Una volta in ospedale e' stata abbandonata a se stessa.



Una testimonianza che ha scosso tutte noi. Soprattutto chi, per un motivo o per un'altro, e' costretta a frequentare Tahrir e che conosce bene le dinamiche che si possono creare. Poteva essere chiunque di noi.

Personalmente, sono arrivata al limite della sopportazione. Quando cammino per strada faccio fatica a trattenermi dal mettere le mani addosso a chiunque si permetta anche solo di guardarmi in maniera libidinosa. E l'escalation di aggressioni di quest'ultimo periodo, di certo, non aiuta. Se sono esasperata io, posso solo immaginare le donne che sono costrette a vivere in una societa' come questa. 

Motivo per cui, oggi, sono andata all'ennesima manifestazione contro le molestie sessuali con la speranza che, una volta tanto, si trattasse di una vera e propria marcia e non di una passeggiata. Purtroppo, le mie aspettative sono state deluse. 

Liberta' e giustizia per le donne e gli uomini.
Ci saranno state 12 donne di numero, tra cui, piu' o meno, 4 Egiziane (c'e' chi ha sostenuto che non fosse importante il numero di Egiziane presenti alla protesta, io invece sostengo sia importantissimo. E' vero siamo tutte donne, ma questo e' il LORO Paese e sono i LORO diritti. Dov'erano le Egiziane? Perche' non era li' con tutte noi che, alla fine dei conti, prima o poi, torniamo in patria e non siamo costrette a subire tutto cio' ancora a lungo. Dov'erano?). Insomma, una tristezza indescrivibile. Erano di piu' gli uomini, atleti d'arti marziali che si erano offerti di prestarsi come cordone protettivo per l'occasione, che le manifestanti.





Io sono come tua sorella
C'e' da dire che ho apprezzato la presenza di quelle poche donne che hanno fatto lo sforzo di esporsi e che armate di pistole ad acqua riempite di vernice colorata per marchiare eventuali molestatori, di cartelli e bastoni, da piazza Talat al Harb si sono dirette a piazza Tahrir. Anche se...confesso che ho fatto fatica a trattenere le risate quando l'organizzatrice, appena prima di iniziare la marcia, ha concluso il discorso con: "Forza riprendiamoci la piazza". 
12 donne, non sono abbastanza per far cio'. Non e' questione di cinismo, ma di realismo.







La ragazza egiziana che ha preso la parola.
Sicuramente non hanno fatto la differenza, ma almeno hanno distribuito volantini ed una volta arrivate in piazza si sono allineate con i cartelloni ben in vista tentando di intavolare una discussione con gli uomini li' persenti (tenuti a distanza adeguata dal cordone protettivo). Una ragazza egiziana, dal viso molto espressivo e dai riccioli ribelli, ha preso la parola e  ha posto loro diverse domande: se trovassero giusto che le donne venissero molestate per strada, se si sentissero autorizzati a far cio' per come sono vestite e come si sentono quando sono le loro sorelle o madri a subire tali molestie. Sono stati molti gli uomini che durante la discussione si sono schierati con le ragazze sostenendo la causa, ma mentirei se dicessi che non ci sono stati episodi di molestie.


Non siamo state attaccate questa volta, alhamdulillah. Ma la mia amica non ha fatto in tempo ad allontanarsi dal gruppo che dei ragazzini hanno iniziato ad urlarle: "Fuck me, fuck me, fuck me".

E prima che la marcia partisse, in un slancio di ottimismo mi sono rivolta ad Ester:

"Per quanto deludente, ci sono tanti uomini che stanno partecipando, piu' di quanto mi aspettassi, e' positivo..."

"Si', uno ti ha appena squadrato il culo."

Un infiltrato che vista la moltitudine di donne, non ha perso occasione per dare un'occhiata. Letteralmente.


Interessante articolo, letto subito dopo la pubblicazione di questo post (neanche a farlo apposta): Sexual harassment rises in Egypt's Tahrir



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