Thursday, June 28, 2012

Il fenomeno delle creme schiarenti

Sono in partenza. 
Tra un paio di ore affrontero' un viaggio di 8/9 ore in autobus per raggiungere Dahab, una localita' sul Mar Rosso. 

Dopo aver sbattuto al muro un tizio che mi ha toccato il culo, mi sono resa conto che sono arrivata al limite della sopportazione e che una pausa dal Cairo, dalle molestie e dal caldo soffocante mi avrebbe fatto null'altro che bene.

Oggi, sono andata al supermercato e sulle lista delle cose da comprare c'era, ovviamente, anche l'abbronzante. Obiettivo di questo fine settimana, oltre a rilassarmi, e' tornare al Cairo color cioccolato. 

Arrivata nel reparto cosemtica, non vi era molta scelta. Come a voler rispondere alla mia perplessita' per la scarsita' di abbrozzanti/creme solari a disposizione sullo scaffale, una donna con il niqab mi si avvicina e chiede:

"Scusa, sai quale sia la crema per schiarire la pelle?"

"No, mi dispiace!" mentre guardo tra i prodotti nel tentativo di aiutarla.

"Non lo sai?Sei bianca!"

Deve avermi scelto per quello. Mi aveva palesemente scambiato per Egiziana ed il fatto che fossi "bianca" deve averle suggerito (non so con quale logica) che io usassi la crema.

(vorrei sottolineare che non sono neanche cosi' chiara di pelle :/ )

"Si', ma sono anche Italiana" le rispondo sorridendo. Mi ero perfettamente resa conto che la mia risposta non aveva senso. Che fossi italiana non era una spiegazione del perche' potessi avere la pelle chiara, ma sapevo bene che lei l'avrebbe percepita come una delucidazione.

Dagli occhi presumo mi abbia sorriso anche lei e lasciatomi all'inutile ricerca di un abbronzante si e' rivolta ad una donna che sembrava saperne piu' di me. 
(non che fosse difficile)
Due donne al reparto cosmetica con due culture diverse, due esigenze diverse e due canoni di bellezza opposti. Sinceramente, al momento, ho trovato l'episodio divertente.




Sapevo di questo fenomeno nei Paesi arabi, ma una volta tornata a casa ho fatto una piccola ricerca, cosi', per curiosita' e....


Sono arrivata alla conclusione che l'approccio con cui queste creme o saponi in grado di schiarire la pelle vengono proposti al pubblico e' molto aggressivo, a tratti razzista e basato su una visione di bellezza eurocentrica.

La pubblicita' di Fair and Lovely, la marca piu' diffusa in Medio Oriente, mostra una ragazzina che dopo essersi laureata sogna di diventare una giornalista. La sua aspirazione, pero', e' ostacolata dal colore della sua pelle. E' troppo scura. Tutto cambia quando scopre Fair and Lovely. Grazie ad una pelle piu' chiara ottiene il successo.

Si potrebbe discuttere sul fatto che qualsiasi pubblicita' ha come intento quello di vendere e le aziende sono disposte a tutto affinche' cio' avvenga, ma credo che ci dev'essere un limite di decenza.
Che la pelle chiara sia sempre stata apprezzata nel mondo arabo e' vero. Non dipende completamente dalla globalizzazione o dall'influenza dei parametri occidentali. Se si aveva la pelle scura era perche' si lavorava presumibilmente nei campi, sotto il sole, attivita' che non si addiceva ad una donna di un certo rango. Motivo per cui, avere la pelle chiara e' sempre stata una caratteristica apprezzata da entrambi i sessi.
Ma qui, non e' piu' una questione che dipende dai diversi canoni di bellezza. Cio' che questa pubblicita' sta suggerendo e' che non avrai successo, felicita' e soldi nella vita a meno che tu sia bianca. Un'idea molto piu' pericolosa e appartenente ad una logica colonialista che mai mi sarei aspettata di vedere proiettata su uno schermo qui in Egitto.

Inoltre, trovo preoccupante che, ancora una volta, le donne invece di reagire ad una tale strumentalizzazione si siano adeguate. Secondo i dati, negli ultimi anni l'uso di queste creme in Egitto e' aumentato vertiginosamente.
Non fraintendetemi, non sto sostenendo che l'incapacita' di reagire sia solo delle donne egiziane o arabe. Parliamoci chiaro, le donne occidentali sono influenzate allo stesso modo e spesso anche loro non si rendono conto di come il nostro corpo sia sfruttato e calpestato da canoni di bellezza assurdi.

Ma cio' che mi ha colpito maggiormente di questa strumentalizzazione e' come venga confezionata l'idea secondo la quale se hai la pelle chiara hai le porte del successo spalancate; se invece accetti il fatto che essendo araba puoi avere la pelle un po' piu' scura degli occidentali ( o l'immagine stereotipata che si ha di loro), allora sei sfigata e non ti realizzerai mai nella vita.


Sunday, June 24, 2012

Morsy, il nuovo presidente egiziano

Gli Egiziani attendano con ansia l'annunciazione
del nuovo presidente egiziano.
L'annunciazione doveva avvenire alle 3, ma molti Egiziani
si erano gia' raggruppati a Tahrir ore prima rimanendo ore sotto il sole
La tensione sale. Finl all'ultimo si e' temuto che Shafiq potesse vincere.
Cio' avrebbe significato la sconfitta della rivoluzione.
Pochi minuti prima dell'annunciazione...
La felicita' per la vincita di Morsy, il primo presidente egiziano
democraticamente eletto 
Molte donne erano in piazza per partecipare alle celebrazioni
Abbracci e lacrime di felicita'.
Molte donne hanno partecipato attivamente alle celebrazioni



 Il primo presidente egiziano democraticamente eletto: Mohamad Morsy





Saturday, June 23, 2012

Tahrir vs SCAF, ancora una volta


La Commissione Elettorale ha rimandato l'annunciazione dei risultati delle elezioni presidenziali tenendo l'Egitto con il fiato sospeso. In realta', nonostante la confusione degli ultimi giorni, e' evidente che il vincitore sia Morsy.









Tuttavia nelle ultime ore sui social network si e' diffusa la notizia secondo la quale domenica Shafiq verra' dichiarato il nuovo presidente egiziano. Il che chiuderebbe il cerchio e confermerebbe il tentativo, ben riuscito, di colpo di Stato da parte dello SCAF. Quest'ultimi hanno tutto l'interesse di stabilire nuovamente l'ordine pre-esistente e Shafiq rappresenta il candidato ottimale dal momento che fin da subito ha sostenuto di ispirarsi al regime di Mubarak.






Se questo scenario dovesse realmente materializzarsi, molti parlando di una possibile seconda rivoluzione.


Per vedere le altre foto visitare: photoblog Rihla saida: from Egypt to Palestine and back

Wednesday, June 20, 2012

Guida su come ordinare un caffe' al Cairo


Ci sono tante cose che accomunano noi Italiani agli Egiziani e non c'e' da meravigliarsi. Dopottutto, apparteniamo a sponde diverse dello stesso mare. Tra queste caratteristiche c'e' l'amore per il caffe'. 
Se noi la mattina ordiniamo: "un'espresso!", "un caffe' macchiato!", "un caffe' ristretto in tazza grande macchiato freddo!" oppure "caffe' lungo in tazza grande con latte freddo a parte!" Raggiungendo livelli di combinazioni inimmaginabili. Gli egiziani invece si affidano ad altre categorie.

Ma prima credo sia interessante partire dell'etimologia della parola e ripercorrere la sua storia e di come e' giunto in Italia ed in Egitto.

Etimologia: 
la parola caffe' proviene dal termine turco kahve che a sua volta e' stata presa in presito da qahwa in arabo.


Storia (versione bigino):
Le prima testimonianze dell'uso del caffe', intesa come bevanda, risalgono alla meta' del 15imo sec. Sembrerebbe, infatti, che nei monasteri sufi (mistici islamici).in Yemen se ne facesse consumo fondamentalmente per rimanere svegli durante le loro veglie notturne. Come scrive Abd al-Qahir al-Jaziri, lo sheikh Jamal al-Din al-Dhabhani si era reso conto che le proprieta' del caffe' allontanavano la fatica e la sonnolenza apportando vitalita' e vigore al corpo.

Inizialmente i chicchi di caffe' furono esportati dall'Etiopia allo Yemen dove nacquero diverse coltivazioni. Da Mokha (citta' di porto yemenita) il caffe' si diffuse prima in Egitto poi in Nord Africa e nel 16simo sec. in Medio Oriente, Persia e Turchia.

Il primo a portare i chicchi di caffe' in Europa fu l'esploratore Marco Polo, il quale, in viaggio per il Medio Oriente, decise di fermarsi brevemente a Sur in Libano. Li', incontro' un mercante yemenita proveniente da Mokha che gli vendette dei chicchi di caffe' che sarebbero arrivati prima in Italia e poi in tutta Europa.

Piccola osservazione: facile capire perche' chiamiamo la macchinetta del caffe' moka


La cultura del caffe' in Egitto:

Il termine ahwa, come detto precedentemente, significa caffe' ma indica anche il luogo: caffetteria. Tuttavia, a volte, viene usato anche per definire bar/pub come nel caso dell'ahwa Horreya in Bab el Luk.

Gli ahwa sono molto diffusi e rappresentano un luogo di svago e di ritrovo, aperto fino ad ore tarde, dove e' possibile socializzare, fumare la shisha, giocare a domino od a tawla (backgammon).



Quando si ordina il caffe' (ahwa turki) bisogna specificare sempre quanto zucchero si vuole:


  • ahwa seda ( قهوة سادة) e' senza zucchero
  • ahwa alri7a (قهوة الريحة) e' con poco zucchero, magari giusto un cucchiaino
  • ahwa mazbut (قهوة مظبوط) e' una via di mezzo, quindi due cucchiaini piu' o meno
  • ahwa zieda (قهوة زيادة) con molto zucchero


io comunque suggerisco di specificare quanti cucchiaini si vuole o chiedere di portere lo zucchero a parte in quanto il loro concetto di tanto e poco e' molto diverso dal nostro. Tendono a zuccherare molto sia il caffe' che (soprattutto) il te'.

Una curiosita' culturale: quando gli egiziani devono affrontare una tragedia od un dispiacere solitamente bevono il caffe' rigorosamente senza zucchero proprio per sottolineare il momento di lutto.
Quindi, per esempio, durante la veglia di un funerale e' buona usanza bere l'ahwa seda.



Ben presto aggiungero' delle foto di ahwa in giro per il Cairo!

alla prossima!

se volete dare un'occhiata alle mie foto: Photoblog: from Egypt to Palestine and back

Friday, June 15, 2012

I graffiti nella rivoluzione egiziana (1) - Khaled Said

Murales dietro il Mogamma.
Khaled Said e' la figura sulla destra.
C'e' scritto: Khaled Said, martire del sistema.
Da quando il seme della Primavera Araba ha dato vita alla rivoluzione del 25 gennaio, l'Egitto ha assistito ad una fioritura dell'arte in tutte le sue sfaccettature: la fotografia, la musica, il teatro, la pittura....
Credo che l'arte sia una delle forme di resistenza piu' potenti ed uno dei mezzi piu' pericolosi nella proliferazione di idee rivoluzionarie. Ed e' in questo contesto di rinascimento artistico che i graffiti hanno assunto un ruolo fondamentale nella narrazione della ribellione di questo popolo.

Per questo motivo ho deciso di scegliere tra quelli piu' significativi e spiegare le storie che vi sono dietro a questi visi, slogan e figure che decorano la capitale.

Non potevo non iniziare dal blogger Khaled Said, primo martire e scintilla della rivoluzione egiziana.






Murales dedicato a Khaled Said
Khaled Said aveva 28 anni quando il 6 giugno 2010 dei poliziotti in borghese l'hanno prelevato da un internet cafe', l'hanno trascinato per strada e, nonostante le suppliche di smettere, l'hanno massacrato di botte, finche' sfigurato, non ha smesso di respirare. Il suo corpo esamine e' stato scaricato di fronte a quello stesso internet caffe'. Il motivo di tale trattamento era dovuto al fatto che Khaled era entrato in possesso di video che mostravano la violenza perpetuata dalla polizia sui prigionieri, brutalmente torturati.  Il giovane alessandrino, spinto da un forte senso di giustizia, pubblico' i video su internet.

Ci fu un iniziale tentativo di insabbiare l'omicidio dichiarando che Khaled fosse morto per asfissia dopo aver ingoiato un pacchetto di marjuana per sfuggire all'arresto. Ma, fortunatamente, diverse organizzazioni dei diritti umani hanno respinto il rapporto affermando che si trattava di un altro escamotage pro-regime.

La reazione della societa' civile non tardo' ad arrivare. Ci furono manifestazioni, proteste e nel giro di poche ore dalla notizia si formarono diversi gruppi facebook tra cui: We are all Khaled Said.




Il viso di Khaled Said, simbolo dello scoppio della rivoluzione.
La scritta: Scendi (per strada), perche' i martiri ti guardano
La sua morte ha scoperchiato questioni molto importanti che fino ad allora non erano state realmente state discusse in maniera critica. Prima di tutto l'uso della tortura dell'ex-regime Mubarak, ed in secondo luogo le leggi d'emergenza in vigore sin dall'assassinio di Sadat (1981). Queste leggi permettono l'arresto e la detenzione di cittadini senza il giusto processo previsto dal codice penale e dando spazio ad indicibile abusi di potere.






Alcune foto della manifestazione tenuta l'anno scorso, davanti al Ministero degli Interni, contro la tortura ed in ricordo di Khaled Said.




Se volete vedere altre foto del Cairo, date un'occhiata al mio fotoblog: Rihla saida, photoblog from Egypt to Palestine and back

post correlato: I graffiti della rivoluzione egiziana (2): Samira Ibrahim

Wednesday, June 13, 2012

Curiosita' linguistiche (1) - I venditori di zucchine?Tutti raccomandati!

Ieri ho scoperto come dire "favoritismo" o "raccomandazione" in egiziano: KOSA  (  كسا )

Kosa significa anche zucchine in egiziano. Ho trovato l'accostamento alquanto bizzarro, motivo per cui ho chiesto spiegazioni al mio insegnante e la risposta mi ha divertita parecchio.

A quanto pare in passato bisognava pagare per poter entrare al suq. Cosi', ogni mattina, si formavano file chilometriche di venditori che aspettavano il proprio turno. Gli unici che potevano saltare la fila per accedere direttamente al mercato erano i venditori di zucchine in quanto, ad aspettare sotto il sole rovente, rischiavano che la propria merce (le zucchine) andasse a male.

Da questo episodio, quando si vuole indicare un favoritismo od una raccomandazione si usa il termine zucchina.

Se si vuole dire: Lui ha avuto una raccomandazione --> Hwa kan 3ndo kosa

Adoro questi aneddoti, veri o non veri che siano.


Post correlati: Curiosita' linguistiche (2) - Yussuf Effendi, il commerciante che ha dato il nome ai mandarini


Se volete vedere le foto del mio fotoblog: Rihla Saida: From Egypt to Palestine and back

Monday, June 11, 2012

Pubblicita' xenofoba sulla TV di stato egiziana


Purtroppo, causa connessione troppo lenta, non ho potuto carica il video direttamente sul post ma potete visionare la pubblicita' xenofoba apparsa su Nile Tv cliccando sul seguente link:



Trascrizione del dialogo:

Narratore: Fin dall'inizio, sa perche' e' li e qual'e' il suo obiettivo. Non fara' fatica ad entrare in confidenza con le persone del posto. E noi, siamo i padroni della generosita'.

Straniero (ovvero la spia): Mi piacete molto ragazzi.

Narratore: Si insinuera' nei vostri cuori come se foste amici da sempre.

Ragazza: Nella metro ho sentito di persone che stanno escogitando qualcosa contro l'esercito.

Narratore: Carpira' informazioni importanti ottenute senza troppa fatica.

Ragazza: Stiamo attraversando una crisi del carburante.

Ragazzo: Stiamo attraversando una crisi dei trasporti, i prezzi sono saliti alle stelle.

Spia: Di chi vi state lamentando?

Ragazzo: Del nostro ministero....

Narratore: Perche' volete aprirgli il cuore del Paese?

"Spia": Really? (veramente)

Narratore: Non rilassatevi aprendo il vostro cuore a chiunque incontrate, soprattutto quando non sapete chi e' e cosa nasconde. Riflettete attentamente prima di parlare. 
Ogni parola ha un prezzo. Una parola puo' salvare una nazione.



Non e' un caso se una pubblicita' del genere (lanciata dal Ministero degli Affari Esteri), che incita alla xenophobia ed alla paranoia, sia comparsa proprio ora. Come non e' un caso se a poche settimane dalle elezioni ed il processo a Mubarak ha cominciato, misteriosamente, a scarseggiare il carburante causando infinte code alle stazioni di servizio. 
Mi pare abbastanza evidente che "qualcuno" stia giocando con la pazienza degli Egiziani portandoli all'esasperazione.

Attualmente ci troviamo in un periodo molto delicato, di transito. In seguito ai deludenti risultati elettorali ed alla ridicola sentenza data a Mubarak & co., la tensione al Cairo e' aumentata sensibilmente. Tahrir e' tornata a popolarsi ed il sentimento generale e' di rabbia. Ad un anno e passa dallo scoppio della rivoluzione egiziana del 25 gennaio 2011 nulla sembra essere cambiato e ci si chiede se il sangue versato dai martiri e' valso a nulla.

Le elezioni, per la maggiorparte degli Egiziani, rappresentavano un momento storico che avrebbe segnato il cambiamento in un Paese che ha dovuto subire una dittatura trentennale. Cosi' non e' stato. Si e' invece presentato il peggiore dei scenari. Morsi (dei Fratelli Musulmani) vs. Shafiq (un ministro del regime Mubarak).

Nel caso in cui Shafiq dovesse vincere, molti parlano di una seconda rivoluzione. Gli Egiziani, coloro hanno creduto nella rivoluzione, non accetteranno la vincita di un "fulul", cioe' di un appartenente dell'ex-regime, il quale non rappresenterebbe nient'altro che la continuazione del vecchio sistema. Tuttavia sono molti coloro che sono stanchi di questa instabilita' e accetteranno il ritorno di un potenziale dittatore pur di avere l'illusione di avere un governo pronto a tutelarli. 

In una situazione tesa come questa non potevano mancare i capri espiatori utili a distogliere l'attenzione dalle reali minacce che attanagliano il Paese. I capi espiatori, in questo caso, siamo noi: gli stranieri.

E' un sensazione strana essere considerata tale. Mi sono resa conto per la prima volta che, qui in Egitto,da straniera , donna e (diciamo) "cristiana" appartengo ad una minoranza. Sono una minoranza. E come succede spesso, in periodi di transito, il modo migliore per controllare le menti delle persone e' spargere la diffidenza verso il diverso/verso le minoranze.



Sinceramente, la prima volta che ho visto questo annuncio ho riso all'impazzata.

Ecco che lo straniero (aka la spia) entra nel locale. Strizzando gli occhi e scruttando il locale con un sorriso sornione stampato in faccia individua le vittime e si siede al loro tavolo. La ragazza, in effetti, si fa scappare un'informazione della massima importanza: scarseggia il carburante in citta'. Belin, certo che queste spie sono davvero ricoglionite se non si accorgono delle file chilometriche che si sono create nelle ultime settimane ed hanno bisogno di estorcere la notizia dai locali. Dove e' finito il loro spirito d'osservazione?
L'apoteosi  del ridicolo arriva quando la spia dice: "Really?" con un penosissimo accento inglese. Se quello era un tentativo di rendere la scena piu' credibile, non ci siete riusciti. E' quello il particolare che mi deve far credere che si tratti di una spia americana o israeliana?
Questa volta lo dico io: Really?!!!!!! 

Tuttavia mi rendo conto di quanto siano i pericolosi gli effetti di una trovata del genere. Soprattutto in un contesto dove gia' regna una diffusa paranoia verso spie mascherate da stranieri/turisti.



Da oggi in poi anch'io comincero' a guardare con sospetto chiunque mi si avvicini. Non lascero' che si insinuino nel mio cuore. Faro' ben attenzione.

Ricordatevi: una parola puo' salvare una nazione.

(ahahahahaahahaahha)



Qui troverete il racconto di due episodi in cui sono stata accusata d'essere una spia:


Wednesday, June 6, 2012

Vivere al Cairo da donna

E anche oggi torno a casa facendo fatica a trattenere le lacrime dal nervoso e chiedendomi chi me l'ha fatto fare  di vivere in un Paese che non ha il minimo rispetto per la donna.

Non amo piagnucolare. Ogni volta che mi trasferisco in un Paese arabo, per il solo fatto che sono una donna, so cosa mi aspetta, ma cio' non significa che lo debba accettare. Percio' ancora mi incazzo se qualcuno mi sussura: "ia mossa", "ia eshta", "ia 3sal" all'orecchio o se, mentre cammino con maniche a tre quarti, jeans e scialle con 40 gradi d'estate, qualcuno si permette di giudicarmi: "haram 3laiki, dovresti coprirti".
Moralisti del cavolo, le schifezze andate a dirle a vostra madre o a vostra sorella. Ah gia', dimenticavo che loro sono intoccabili, ma le madri e le sorelle degli altri no. Se non vi piace come mi vesto giratevi dall'altra parte, non siete costretti a guardare. Ma ho come la sensazione che non lo disprezziate poi cosi' tanto dal momento che, prima di sputare le vostre sentenze, mi spogliate con il solo sguardo.

La cosa piu' demoralizzante e' che alla fine della giornata non ci posso fare nulla perche', per quanto possa reagire, non tocca a me cambiare le cose qui e chi lo dovrebbe fare, ovvero le donne (in questo caso) egiziane, il piu' delle volte mi consigliano di lasciare perdere, andare oltre e non rispondere perche' potrebbe essere pericoloso.

Sinceramente, non so come facciano a lavorare qui. E' da un po' di tempo che me lo chiedo per il semplice fatto che e' da piu' di un mese che tento di dare lezioni private di inglese e di italiano. Ho dato parecchie lezioni ed a parecchie persone, ma si e' trattato sempre e solo di una prima lezione. L'iter scolastico viene sempre, inevitabilmente, stroncato dalla misteriosa scomparsa dell'alunno.
Il motivo? Instintivamente potreste pensare che sia perche' sono una cattiva insegnante, e magari avete anche ragione. Ma queste persone non hanno neanche avuto il tempo di appurarlo o meno. Il motivo e' un altro. Sono uomini. E fondamentalmente concepiscono queste lezioni come un appuntamento al buio per cui funziona cosi': o ci stai o fai finta di starci, se no, non lavori.

Riflettendoci, io tutto sommato sono in una posizione privilegiata. Qui non ci devo vivere per sempre, ma le donne egiziane come fanno? Mi viene sempre in mente la figura di Busayna in the Yacoubian Building. La sua alla fine e' l'unica storia che ha un lieto fine, ma cosa e' stata costretta a fare pur di lavorare?

E' letteralmente impossibile  lavorare senza che, piu' o meno esplicitamente, si venga molestate. Di esempi ne avrei a iosa. Ve ne raccontero' solo uno dei tanti.

Incontro Mohamad per la prima volta a Cilantro. Era in ritardo di un'ora. Si e' seduto al tavolo con me e Sherif senza neanche scusarsi. Inutile dire che, se Sherif non avesse sorbito tutte le mie ire in quell'ora, avrei sbranato il ritardatario a parole. Per evitare cio', e perdere un cliente, dopo aver concordato velocemente data ed orario, mi son scusata ed ho raggiunto i miei amici per una birra fredda.

Qualche giorno prima della lezione ricevo un messaggio di conferma da parte di Mohamad: "Giovedi' alle 7, mi sei piaciuta"

Fino all'ultimo ho voluto credere che intendesse che gli fossi stata simpatica. Inutile dire che non intendeva quello. La prima lezione, nonostante l'insegnamento non sia la mia vocazione, ci ho messo tutto l'impegno possibile per rendere quell'ora e mezza interessante per me e per lui. Mi sono sforzata di parlare in arabo laddove non capiva e mi sono ingegnata improvvisandomi fumettista e mimo.
Non ha ascoltato una sola cosa che ho detto, non ha scritto una sola parola e non ha spiacciccato una frase. Mi interrompeva ogni tanto giusto per farmi domande personali che non centravano nulla con l'argomento che stavamo affrontando.

Gli ultimi 10 minuti mi chiede: posso scrivere una frase? Io, meravigliata e speranzosa che si fosse svegliato un po', gli do' carta e penna. In un italiano sgrammaticato mi scrive: tu piacere a me.
Vuoi fare lo stronzo? E allora iniziamo a giocare. Perche' dovete sapere che la caratteristica principale di questi individui e' la codardia. Faccio finta di non capire: "Cosa hai scritto?Non capisco, me lo puoi dire in arabo?"
Ovviamente non ho ricevuto risposta.

Solo dopo essere tornata a casa ho ricevuto questo messaggio: "Vorrei tu sposato avete la macchina e la apartamento o ufficiale universita perche tu mi piace pensare o rispondere i am good guy".
Wow, una proposta di matrimonio via sms. Che romanticone.

per almeno un mese ha continuato a chiamarmi e mandarmi messaggi. Chiamasi stalking.
(presto scrivero' un post sullo stalking che avviene qui in Egitto tramite chiamate/messaggi incessanti perche' e' un vero e proprio fenomeno, Phone stalkers torment women in Egypt)

Si' e' una storia che puo' farci sorridere e che e' stata motivo di scherno da parte mia e dei miei amici per settimane. Ma non e' un'eccezione, e' una continua ed incessante molestia che ad un certo punto non ti permette di lavorare.


Ho provato anche l'opzione della fede al dito. Ecco cosa succede:

ESR (=egiziano sessualmente represso): Sei sposata?

Io: si' (mostro la fede)

ESR: Tuo marito vive qui?

E qui ci sono due risposte che puoi dare, ma la reazione e' sempre la stessa:

1. No ----> e allora lui si sente in diritto di provarci comunque
2. Si' -----> e allora lui si sente in diritto di provarci comunque perche' una donna straniera puo' sempre avere un secondo habibi ed un marito che lascia sua moglie andare in giro da sola e' cornuto a priori.

Ed e' cosi', che per l'ennesima volta, ti ritrovi a tornare a casa con la voglia di prendere a calci nelle palle qualsiasi uomo che faccia finta di intralciare il tuo cammino solo per fare qualche suono animalesco o per farti sapere (nonostante tu non l'abbia chiesto) quanto sei bella.




Questo e' il mio quinto mese al Cairo e da quando sono arrivata mi sono resa conto che ho subito una trasformazione. Incosciamente ci sono cose di me che sono cambiate e comportamenti che ho assunto:

  • Solitamente amo vestirmi con colori sgargianti e da quando vivo al Cairo mi ritrovo a scegliere colori scuri, deprimenti che non mettano in evidenza le mie forme.
  • Quando esco di casa, guardo per terra. So bene che se incrocio lo sguardo di un uomo, per loro, e' un via libera. Come minimo saro' costretta a subire un commento o un'occhiata provocatoria. Il peggio e' che inizi a seguirmi cercando di attaccare bottone.
    Motivo per cui il piu' delle volte esco con occhiali da sole e lettore mp3 sparato a palla.
  • Quando cammino per strada, corro, non passeggio perche' a quanto pare gli uomini qui non concepiscono il fatto che anche noi abbiamo bisogno di andare dal punto A al punto B perche' abbiamo una vita. Che so', magari lavoriamo, studiamo e abbiamo degli impegni anche noi. No, noi passeggiamo per il loro piacere.

Tante volte avrei voluto che il mio corpo scomparisse. Subito dopo mi son sempre sentita in colpa per il solo fatto d'averlo pensato perche' IO so bene che non ho fatto nulla di male. Tuttavia, mi chiedo quante donne egiziane lo sappiano. Quante non vivano le forme del loro corpo come una condanna invece che un dono. Credo di capire perche' ci sono donne che decidono di coprirsi interamente rinunciando alla propria femminilita'.
E' una pressione psicologica quotidiana che si insinua lentamente nelle tue scelte ed atteggiamenti.



Il fatto e' che l'ostacolo non e' solo nel campo lavorativo o per strada. Parliamo di Tahrir. La piazza che per mesi ha coinvolto l'intero mondo tenendolo a fiato sospeso. Ho sostenuto gli egiziani da casa, ho creduto nella loro visione. Amo Tahrir e cio' che simboleggia. E anche se oggi le cose in Egitto non procedono come tutti noi abbiamo sperato, sono positiva. Dopotutto, si vede l'inizio di una rivoluzione ma non sempre se ne vede la fine. Le cose non cambiano in un solo anno.
Peccato che, pero', ogni volta che la debba attraversare, specialmente quando c'e' una manifestazione, le palpate di culo (e non solo. Vi evito di dire dov'altro) sono la normalita'. Ed e' li', in quel luogo dove centinaia di persone hanno urlato e ancora urlano per un cambiamento radicale ,che ti chiedi se mai ce la faranno. E' dal rispetto per se stessi e per gli altri che ci puo' essere un reale cambio di rotta. A giudicare dalle palpate che subisco, per cui sono sicura che i molestatori sanno dirmi che intimo porto, credo che ci sia ancora molta strada da fare.
(un articolo fresco fresco di come le molestie in Tahrir siano peggiorate sensibilmente: Alarming assaults on women in Egypt's Tahrir)

Ho sempre cercato di trattare gli uomini egiziani come persone adulte, mature e senza partire prevenuta. Mi dispiace dire che, nella maggiorparte dei casi, rimango delusa.

Potrei sinceramente andare avanti a scrivere per ore.

Prima di terminare vorrei dire che in parte gia' prevedo commenti del tipo: "Si', ma anche da noi la donna non e' emancipata, non e' rispettata e bla bla bla..." Queste sono osservazioni con cui sono d'accordo, ma solo in parte.
Chi mi conosce bene sa che non amo chi parla dei Paesi arabi per luoghi comuni senza mai averci messo piede e sa che non sopporto il maschilismo strisciante che regna in Italia o nel cosidetto Occidente.
Ma paragonare le due realta' equiparandole non ha senso. Il soggetto della discriminazione e' lo stesso, ma la cultura, gli atteggiamenti e le relazioni tra i due sessi delle due realta' non lo sono e cio' inevitabilmente crea delle discrepanze. Parificare e' solo un modo per negare il fatto che esiste una differenza ed e' anche parecchio palese. Negare, fare finta o sminuire il problema non aiuta. 

Detto cio', questo post non vuole essere una demonizzazione dell'Egitto o delle persone che ci vivono perche', per quanto ci siano giorni in cui mi faccia impazzire, ha un'anima di cui mi sono innamorata, lo ammetto. Ed e' proprio perche' lo amo che sento sia giusto esporre questo problema perche' una societa' che non e' in grado di confrontarsi o di autocriticarsi non si evolve.

Questo, per me, e' uno spazio dove mi posso esprimere liberamente rendendovi partecipe di tutti i miei stati d'animo e, purtroppo, questo e' uno di quelli con cui devo convivere quasi quotidianamente qui in Um al Dunya.


Vi rimando a questo post che affronta molto bene la questione, in maniera divertente: I'm an Egyptian woman and I like to be sexually harassed

C'e' anche una mappa online dove e' possibile denunciare episodi di molestia sessuale, individuando le zone da evitare perche' piu' a rischio: Harassmap




se cmq sia scrivete "harassment in cairo/egypt" su google troverete molto facilmente articoli di giornale, blog, video ecc che spiegano l'emergenza sociale.


post correlati: Escalation delle aggressioni sessuali al Cairo



Saturday, June 2, 2012

La reazione di Tahrir alla condanna data a Mubarak

La dignita' del popolo egiziano si esprime ancora una volta in piazza, in Midan Tahrir

Oggi, 2 giugno, Mubarak e' stato condannato a 25 anni da trascorrere, dove? Probabilmente nell'ennesima residenzadi lusso, con tutte le comodita' che la maggiorparte degli Egiziani non possiede.

Mubarak, cosi' come l'ex ministro degli interni Al Adly, sono stati condannati per "non aver impedito" l'uccisione dei manifestanti durante la rivoluzione.I figli di Mubarak, Gamal ed Alaa, sono stati scagionati dall'accusa di corruzione in quanto caduta in prescrizione. Infine, i collaboratori (i concreti esecutori di torture ed omicidi) sonos stati TUTTI risparmiati perche' considerati non colpevoli.

Insomma, una pena che non e' altro che un insulto a tutti i martiri morti  affinche' il proprio Paese potesse avere un sistema diverso. Piu' giusto.

Nel precedente post vi avevo lasciata speranzosa ed entusiasta delle elezioni. Purtroppo le mie aspettative son state deluse quando sono stati confermati i due candidati vincenti: Morsi e Shafiq.

La paura piu' grande, ora, e' che vinca Shafiq al secondo round. Gli egiziani, i sostenitori di Tahrir, non si fidano di un fulul, ministro dell'ex regime, che ha apertamente dichiarato che si ispira al modello di Mubarak e che, quindi, potrebbe decidere di graziarlo.




Per visionare altre foto: Tahrir erupts again after Mubarak's trial verdict