Monday, April 30, 2012

Perche' essere una modella al Cairo quando puoi essere un clown?

Come ogni studentessa fuori sede, devo far affidamento a qualsiasi espediente pur di risparmiare fino all'ultima 2rsha (piastra). 
Dopo mesi di ricerca per un lavoro retribuito e non un lavoro inteso come volontariato, ho gettato la spugna. 

Ovviamente, per me, l'ideale sarebbe stato riuscire a trovare un lavoro in un Organizzazione Non Governativa qui al Cairo, se poi si occupava di rifugiati...ancor meglio!
Ma dal dicembre dell'anno scorso, lo SCAF (Supreme Council of Armed Forces) ha condotto dei raid mirati ai danni di alcune Ong (all'incirca 20) che si occupavano principalmente di diritti umani. Il tentativo era quello di mettere a tacere le denunce avanzate dalle organizzazioni, cosi' come le ricerche, sulla sospensione dei diritti umani durante e dopo la rivoluzione. Di solito la scusa utilizzata per giustificare l'irruzione nelle sedi, il sequestro dei documenti, dei computer (anche quelli personali dello staff) e delle macchine fotografiche, era l'accusa di ricevere finanziamenti illegali dall'estero incoraggiando l'influenza straniera nel Paese. In un secondo momento cominciarono aperlustrare anche le Ong che lavoravano con i rifugiati. Fu cosi' che molti stranieri che lavoravano nel sociale furono costretti ad andarsene per non rischiare di subire un processo.

In seguito a questi eventi la maggiorparte delle Ong hanno cominciato ad accettare solo volontari. 

Da qualche mese a questa parte sono entrata a far parte del circuito delle comparse televisive in film, musalsala (le famosissime e ridicolissime soap opera egiziane) e dello spettacolo in generale. Non mi sono mai interessate le luci della ribalta, anzi, all'inizio (ed a volte ancora adesso) sentivo di essermi venduta. Dopottutto venivo scelta non tanto per la mia bravura ma per il mio aspetto. Cioe' quello che molte volte ho rimproverato ad una certa categoria di donne. 
La paga pero' e' abbastanza buona ed inaspettatamente, quando si e' fortunati, si incontrano persone interessanti.


Settimana scorsa mi chiama Gamal offrendomi un lavoro simile al primo che avevo fatto nel Hotel Al-Mes7. Considerando ceh quella volta ho dovuto semplicemente sorridere, indossare un bel vestito preparato su misura per me e distribuire cioccolatini (per cui funzionava tipo: un cioccolatino a te, un cioccolatino a me)...accettai volentieri.

Me ne sarei pentita ben presto. Avrei dovuto sospettare che ci fosse qualcosa di losco dal fatto che Gamal era molto vago:

"Sarete in 20 ragazze, porta tacchi e una maglietta rigorosamente bianca"

"20 ragazze??Ma che evento e'?"

"Un evento...tu fatti trovare alle 10 in Midan Lubnan..puntuale!!"

(non so perche' ogni volta insista sulla puntualita' visto che inevitabilmente si finisce SEMPRE per partire un'ora dopo l'ora prestabilita)

"Mmm...meshi."


ma d'altronde lo e' sempre. Si scopre cosa bisogna fare solo all'ultimo. Egyptian organizzation. Ma il fatto che non si fosse presentato il mattino dopo mandando un assistente sarebbe dovuto essere il secondo campanello d'alarme. 


Il bus imbocca la strada per Alessandria, the Desert Road. Chiedo alle altre ragazze se hanno qualche informazione in piu'. Nessuno sa niente. Mi metto l'anima in pace ed osservo il paesaggio che mi sfreccia davanti. L'urbanizzazione selvaggia degli ultimi anni ha distrutto aree del Cairo che probabilmente fino a 30 anni fa erano campi verdi riservati alla agricoltura con canali d'irrigazione e buffale che beatamente ruminavano. Ora, la vista e' alquanto triste. Palazzi ancora in costruzione che non verranno mai terminati ammassati l'uno sull'altro. La maggiorparte disabitati.

Man mano che usciamo dalla citta' le dune di sabbia rilassano la mia vista, non ci sono molti particolari a cui far caso. Ogni tanto, piccoli villaggi di un paio di abitanti e capre, compaiono sparsi qua e la' finche', nel bel mezzo del nulla, compare una gigantesca cattedrale nel deserto. Un centro commerciale nel bel mezzo del deserto. Vengo presa da un attacco di "disorientamento da globalizzazione". Da un lato dell'autostrada, un paesino polveroso dimenticato, formato da una decina di capanne ed una moschea, dall'altro un mostro dell'architettura moderna e del consumismo.

Quano arriviamo il centro commerciale pare una citta' fantasma con un'inquietante musichetta da circo in sottofondo. Dove cavolo sono finita? Ci portano in una stanza dove sono esposti una serie di cappelli che a dire ridicoli, e' dir poco. Avevano diverse forme ed erano decorati da piume e fiori finti dai colori piu' improbabili. Insomma, immaginatevi la versione piu' kitsch che la vostra mente puo' partorire. Ecco, era ancor peggio. Ciliegina sulla torta: arrivano i costumi. Comincia a diffondersi il panico, soprattutto tra le russe che di certo non potevano permettersi di mettersi in ridicolo.

Anche se e' da poco che frequento questo ambiente, ne ho gia' osservato aspetti assurdi. Diciamo che per fare questo lavoro non devi essere una supermodel. Gli standard egiziani sono pressoche' inesistenti. Trovo divertente come in Italia difficilmente (per non dire nessuno) mi prenderebbe come eventuale modella perche' non rientro nel 90-60-90, mentre qui rispecchio in pieno i canoni di bellezza.
Guarda se una italiana, proveniente dalla penisola che detta moda nel mondo, deve venire al Cairo per avere una carriera come modella ;) Comunque sia, non ci sono selezioni da superare o misure in cui rientrare. E per quanto alcune di loro fossero realmente belle, trovavo irritante come si comportassero da star del cinema quando magari nel proprio paese nessuno le avrebbe prese in considerazione.

Io e un'altra italiana, conosciuta in quell'occasione, invece di fiondarci sui costumi da farfallina e fatina abbiamo deciso che se dovevamo umiliarci, tanto valeva farlo bene, fino in fondo cercando di divertirci. Per cui scegliemmo i costumi da clown. 

Ora arriva la parte surreale:

In pratica mi sono TRAVESTITA DA CLOWN per partecipare ad una parata PASQUALE (ma Pasqua non era settimane fa?O_o), con una banda che suonava la CORNAMUSA (in Egitto) e che apparentemente aveva un repertorio talmente limitato che e' finita per suonare CANZONI NATALIZIE nel bel mezzo del DESERTO.


Io e Valeria siamo state le uniche ad averci messo un minimo di entusiasmo. Le altre ragazze probabilmente pensavano che fossero ad una sfilata (tant'e' che il responsabile, dopo il primo giro, ci ha riproverato.)
Gli unici che hanno realmente apprezzato il nostro show furono i bambini. Gli adulti, soprattutto i papa' ed i fotografi, erano attratti piu' dalle gambe nude delle russe. Ingrati. 
Una carriera appena iniziata e gia' stroncata.


ps. Inutile dire che Gamal e' stato sommerso dalle lamentele. Aveva messo in conto che se fosse venuto avrebbe rischiato la vita. Codardo ;)



Il mio photoblog: Rihla Saida - From Egypt to Palestine and back



Lifts in Cairo

Getting on lifts in Cairo is like having death wishes...

You get on lifts holding ur breath and counting the minutes which separate u from descending it safe and sound, not as a human pulp...
In the background often enough u can hear the old mechanism of the lift creak and all u can think of is:
"Please, don't...please, don't..." 

In that endless time, signs as these ones DON'T help!;)



Cairo 2012

Sunday, April 8, 2012

THE ABSENCE OF ANIMAL RIGHTS IN EGYPT


THE ABSENCE OF ANIMAL RIGHTS IN EGYPT


What inevitably captures our attention walking in Cairo’s streets is the complete absence of animal’s compassion,  it is as if they are totally “invisibles” in the great Umm aldunya.
Conceived mainly as tools to fulfil people’s needs or as annoyances to get rid off, animals are abused on daily basis. Donkeys with sore backs due to heavy loads, terrorized dogs, mutilated cats by mean kids and trembling ovines tied up under hanging corpses of dead animals waiting for their turn; these are the daily images that we face in Cairo’s streets.

For those who still can’t stand the view of these unjustified treatments, it’s spontaneous to wonder where this insensibility comes from. Attention and care for animals doesn’t exist in the culture or the education of the society, and the misconception in the religious beliefs towards animals play a crucial role in the deterioration of animal rights protection in Egypt.

Fawzi - S.P.A.R.E shelter
The major victims of religious misconception beliefs are dogs. There are different episodes related to Prophet Mohammad in which dogs are figured as evil entities and sometimes even as “jins” in animal form. However, it seems that this is a tradition coming from pre-Islamic mythology that had a strong impact on Islamic law. This attitude probably reflects a prior anxiety towards a threatening nature that nowadays there is no reason for it to exist.
While in fact, there are different quotes in Quran that state the necessity to love all living beings, since they were all created by God. Dr. Mohammad Spayed Tanta, Sheikh of Zahra, actually wrote a fatwa stressing on how Islam invites people to treat animals with kindness and compassion.

Beyond the religious aspect of how animals are considered, it is undisputed that they should benefit from tutelary legislative standards which consider them as living beings able to feel pain and not as objects to exploit. Although it is limited, an Egyptian legislation for animal rights protection does exist, yet does not cover issues like: foster of animals in zoos and pet shops, transportation of animals, slaughterhouses conditions and the protection of exotic animals.


In such depressing scenario, fortunately there are several non-profit associations that give hope and voice to the weakest. One of the most inspiring non-profit association is: S.P.A.R.E (Society for Protection of Animal Rights in Egypt). Operating since 2011, located on the outskirts of Cairo, near Sakkara, where it offers a couzy shelter to about 43 dogs and 20 cats.




Koko - S.P.A.R.E shelter
Amira Abaza, the founder of the organization, explains how the wish to open a safe place for animals emerged after a personal traumatic experience of hers: a beloved dog was shot in the street. In fact, it’s very widespread in Egypt to face the stray animals problem by shooting and poisoning them in a barbaric way. However, Abaza also underlines how the public opinion in the last years has changed and interest towards animal rights has risen amongst Egyptians, especially after the opening of S.P.A.R.E: “not everybody agrees with us but much more Egyptians are aware that we are doing something good.”


Roumi - donkey sanctuary
Venturing ourselves a little bit further, through green cultivations and hard working farmers we reached a quite sandy farm that hosts 4 lovely donkeys, all with heartbreaking stories. Roumi for example, was forced to work despite he had a broken leg since a year. When he was brought to the Donkey Sanctuary the doctor gave him three days before euthanize him. Roumi surprised everyone by his speedy recovery and now is another lucky donkey escaped from an ominous destiny.

The innovative aspect of S.P.A.R.E is that besides taking action, they prevent the creation of a vicious circle of bad habits by encouraging a proper welfare towards animals. Only by educating the young generations, it’s possible to make a difference in a long term race and that’s exactly one of S.P.A.R.E’s main goals. Through lectures in schools, field trips at the shelter and distribution of informative booklets hopefully a renewed mentality based on animal and human respect will spread in the upcoming years.

foto e testo di:
Eleonora Gatto