Tuesday, May 31, 2011

Falastiin hurra


Prima di iniziare questo blog ambientato principalmente al Cairo, vorrei dedicare il primo post alla Palestina.


Ulivi - Gerusalemme
dietro ad Al-Aqsa
Se prendete una carta geografica, una qualunque, e provate a cercare la Palestina, non la troverete. Eppure ESISTE una terra, neanche troppo lontana, il cui nome: Falastiin rievoca ulivi millenari le cui radici, forti e resistenti, affondano in quell'humus che ha dato vita a tutti noi. ESISTE in quegli aquiloni che puntualmente, appena prima del tramontare del sole, si librano in cielo quasi a rimandare ad una liberta' che ai bambini palestinesi e' negata ed ESISTE all'ombra del Muro di Segregazione che divide villaggi interi, quartieri e famiglie.





Check point di Hebron

I Territori Occupati sono lacerati da 522 check points e posti di blocco; da superstrade il cui utilizzo e' concesso solo ad Israeliani, mentre i Palestinesi si devono servire di strade secondarie spesso dissestate, e da un muro, il muro d'apartheid che invade per l'80% del suo percorso la Cisgiordania creando dei veri e propri ghetti. Controllando gli spostamenti, si controllano le persone e frammentando il territorio s'impedisce la nascita di una resistenza organizzata tra le citta'.



Campo profughi Dheisheh di Betlemme
Il graffito mostra come dal 1946 il territorio palestinese abbia
subito profondi cambiamenti dovuti alle sottrazioni di terre
da parte del governo israeliano.





La loro terra e' costatemente minacciata e sottratta dalla costruzione d'insediamenti finanziati dallo Stato israeliano giustificando cosi' una politica sionista. In questi insediamenti risiedono, secondo i dati risalenti al gennaio 2011, all'incirca 296,586 coloni.










Lo sfruttamento non e' solo territoriale ma anche lavorativo. Il muro ha inevitabilmente danneggiato l'economia di citta' come: Betlemme, Ramallah, Qalqilya e tante altre. 



Alla ricerca della liberta' - check point di Betlemme

La domanda lavorativa di conseguenza proviene da Israele, il quale usa i Territori Occupati come magazzino di manodopera da sfruttare anche per la costruzione di quegli stessi insediamenti che man mano stanno avanzando togliendo terra ai Palestinesi.


Palestinesi in fila a ridosso del muro di segregazione - Betlemme



A Betlemme, ogni mattina verso le tre, i lavoratori palestinesi si mettono in fila a ridosso del muro con l'unica colpa di voler sfamare la propria famiglia. L'odissea che devono affrontare per poter semplicemente arrivare in orario sul posto di lavoro e' scandati da ore interminabili d'attesa, ammassati ed umiliati da controlli continui: della carta d'identita', del permesso di lavoro (senza il quale si e' prigionieri dietro le mura) cosi' come delle impronte digitali. Disumanizzati, come in una catena di montaggio, non sono piu' persone, ma oggetti numerati.


Lavoratori Palestinesi ammassati al check point - Betlemme

Emotivamente e' sempre stata un'esperienza devastante per me essere una testimone inerte di quanto succedeva, sono riuscita a trovare il coraggio di documentare quest'inferno solo al mio terzo tentativo.


Check point di Betlemme


Per visionare le altre foto: http://nuralagatta.wordpress.com/